Collaudi fasulli ai cdr, «retata» di professori
4 giugno 2009 - Titti Beneduce
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
C’è Aniello Cimitile, presidente della Provincia di Benevento ed ex rettore dell’Università del Sannio. C’è Giuseppe Vacca, direttore del termovalorizzatore di Acerra. Ci sono Oreste Greco e Vincenzo Naso, ex presidi del Politecnico di Napoli (il primo anche della facoltà della Sun), e Vitale Cardone, preside in carica di Ingegneria a Salerno.
C’è, di nuovo, Claudio De Biasio, architetto coinvolto in altre importanti inchieste. Sono quindici in tutto i destinatari delle ordinanze di custodia agli arresti domiciliari disposte dal gip Aldo Esposito nell’ambito di un’inchiesta sui collaudi degli impianti di cdr in Campania: docenti universitari, liberi professionisti, funzionari regionali. Tutti i provvedimenti sono stati eseguiti da Dia e Guardia di Finanza ad eccezione di quello di Cardone, che si trova negli Stati Uniti. L’accusa è falsità ideologica in atto pubblico. L’inchiesta, nata da una costola del processo Bassolino, è dei pm Alessandro Milita, Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo. Al centro delle indagini ci sono, ancora una volta, gli impianti realizzati da Fibe e Fibe Campania che avrebbero dovuto produrre combustibile da rifiuti, ma da cui usciva spazzatura «tal quale» era stata prelevata dalle strade. Importante, come nell’inchiesta Bassolino, il contributo fornito dall’ingegner Paolo Rabitti, consulente dei pm. Secondo l’accusa, le commissioni di collaudo erano formate in base a criteri politici e clientelari e, soprattutto, attestavano falsamente il buon funzionamento degli impianti di Tufino, Pianodardine, Battipaglia, Caivano, Santa Maria Capua Vetere, Giugliano e Casalduni. A fronte di relazioni confortanti c’erano invece da registrare inadeguatezze, anomalie, macchinari diversi da quelli previsti nei progetti originari e installati in maniera arbitraria. «Tutto appre più grave — scrive il gip — ad una lettura ex post dell’emergenza rifiuti in Campania, in quanto la verifica dell’effettivo funzionamento degli impianti avrebbe scongiurato l’entrata a regime di un sistema di smaltimento di rifiuti solidi urbani frutto di una colossale truffa, che contribuiva ad aggravare la pesante situazione emergenziale della Regione ». Non solo: «Collaudatori, direttori dei lavori e rup (responsabili unici dei progetti, ndr) accettavano la logica scellerata di avallare in toto l’operato dell’Ati affidataria al fine di portare materialmente a compimento il progetto di gestione dei rifiuti solidi urbani in Campania a tutti i costi, a prescindere dal requisito, al contrario essenziale, della funzionalità del progetto medesimo rispetto a quanto previsto, anche a tutela del territorio e della salute pubblica, senza minimamente preoccuparsi di contestare le numerose inadempienze, anzi, cercando di occultarle». I fatti risalgono al 2005-2006 e dunque, in parte, sono coperti da indulto. Da più parti sono state avanzate perplessità sulla decisione di arrestare gli indagati, a distanza di anni e quando ormai il ruolo dei collaudatori è terminato. Così motiva il gip: «L’attualità delle esigenze cautelari va rapportata alla tipologia dei reati commessi e alle peculiarità dei casi specifici trattati.
Trattandosi di falsi ideologici commessi nell’espletamento di funzioni di natura estremamente delicata, per le quali occorrono cognizioni tecniche di particolare difficoltà, il lasso di tempo occorrente per le indagini, per l’analisi del complesso materiale probatorio raccolto e per la redazione di richiesta di misura cautelare non può essere lo stesso di reati di falso di maggiore evidenza o di diversa natura». Inoltre, aggiunge il gip, alcuni degli indagati (come Alfredo Nappo) sono «tuttora impegnati in specifici e concreti rapporti di lavoro e/o fiduciari con amministrazioni pubbliche, potenzialmente produttivi di danni per le stesse e/o per i consociati, oppure impegnati in ruoli politici o universitari di rilievo». Cimitile, attraverso il suo portavoce Nello Manfrellotti, si dice «fermamente convinto che dal punto di vista tecnico il collaudo fu compiuto con rigore e professionalità». «Pur profondamente colpito da un provvedimento che ritiene ingiusto, errato e sproporzionato — è scritto in una nota — il professor Cimitile attenderà con fiducia che la giustizia faccia il suo corso; resta l’amarezza per le possibili speculazioni politiche, per i danni che tutto ciò procurerà e ai quali domani, quando ogni accusa cadrà, nessuno potrà porre rimedio ».
Nell’ordinanza, il giudice si sofferma in particolare sulla figura di Claudio De Biasio, professionista molto vicino a Guido Bertolaso e coinvolto, tra l’altro, nell’inchiesta sul Consorzio di bacino dei rifiuti CE4, quella per la quale è stato condannato in primo grado l’imprenditore Sergio Orsi. Nonostante le pesanti accuse che gli sono state rivolte e i processi ancora in corso, «addirittura era designato all’importante incarico di attuatore con funzioni vicarie del vertice G8 in programma a La Maddalena. Per tale incarico sopravveniva una sua rinuncia dopo non molto tempo dalla richiesta del pm di informazioni alla Protezione civile. Al di là della stranezza dell’episodio, per il quale il pm si riserva di approfondire se per caso il De Biasio fosse stato appositamente informato, le improvvise dimissioni evidentemente risultavano funzionali a tentare di depotenziare iniziative giudiziarie nei suoi riguardi».
Trattandosi di falsi ideologici commessi nell’espletamento di funzioni di natura estremamente delicata, per le quali occorrono cognizioni tecniche di particolare difficoltà, il lasso di tempo occorrente per le indagini, per l’analisi del complesso materiale probatorio raccolto e per la redazione di richiesta di misura cautelare non può essere lo stesso di reati di falso di maggiore evidenza o di diversa natura». Inoltre, aggiunge il gip, alcuni degli indagati (come Alfredo Nappo) sono «tuttora impegnati in specifici e concreti rapporti di lavoro e/o fiduciari con amministrazioni pubbliche, potenzialmente produttivi di danni per le stesse e/o per i consociati, oppure impegnati in ruoli politici o universitari di rilievo». Cimitile, attraverso il suo portavoce Nello Manfrellotti, si dice «fermamente convinto che dal punto di vista tecnico il collaudo fu compiuto con rigore e professionalità». «Pur profondamente colpito da un provvedimento che ritiene ingiusto, errato e sproporzionato — è scritto in una nota — il professor Cimitile attenderà con fiducia che la giustizia faccia il suo corso; resta l’amarezza per le possibili speculazioni politiche, per i danni che tutto ciò procurerà e ai quali domani, quando ogni accusa cadrà, nessuno potrà porre rimedio ».
Nell’ordinanza, il giudice si sofferma in particolare sulla figura di Claudio De Biasio, professionista molto vicino a Guido Bertolaso e coinvolto, tra l’altro, nell’inchiesta sul Consorzio di bacino dei rifiuti CE4, quella per la quale è stato condannato in primo grado l’imprenditore Sergio Orsi. Nonostante le pesanti accuse che gli sono state rivolte e i processi ancora in corso, «addirittura era designato all’importante incarico di attuatore con funzioni vicarie del vertice G8 in programma a La Maddalena. Per tale incarico sopravveniva una sua rinuncia dopo non molto tempo dalla richiesta del pm di informazioni alla Protezione civile. Al di là della stranezza dell’episodio, per il quale il pm si riserva di approfondire se per caso il De Biasio fosse stato appositamente informato, le improvvise dimissioni evidentemente risultavano funzionali a tentare di depotenziare iniziative giudiziarie nei suoi riguardi».