L’amarezza di Cimitile: «Avvocato, ora cosa dico ai miei colleghi stranieri?»

5 giugno 2009 - Titti Beneduce
Fonte: Repubblica Napoli
Il primo a entrare nell’ufficio del gip è stato Giusep­pe Vacca, direttore dei lavori per l’inceneritore di Acerra, accusato di falso nella sua veste di diretto­re dei lavori degli impianti di cdr di Tufino, Caivano e Giugliano. 
Per due ore, dalle 11 alle 13, ha spiegato al giudice che le sue rela­zioni finali erano genuine e atten­dibili: il trituratore di marca Ni­ro, a suo avviso, aveva caratteri­stiche simili a quelle dell’apparec­chio di marca Doppstadt che era previsto nel progetto e che, inve­ce, l’associazione temporanea di imprese aggiudicataria degli ap­palti aveva deciso di installare. Vacca era accompagnato dai suoi legali, Giuseppe Fusco e Lucio Maiorano; oltre al gip Aldo Espo­sito, che ha firmato le 15 ordinan­ze agli arresti domiciliari per pre­sidi, docenti universitari e funzio­nari che hanno collaudato gli im­pianti di cdr, all’interrogatorio di garanzia era presente anche il pm Paolo Sirleo, titolare dell’in­chiesta assieme ai colleghi Ales­sandro Milita e Giuseppe Noviel­lo. Dopo Vacca è toccato a Vitto­rio Colavita, commercialista e collaudatore dell’impianto di Tu­fino, assistito da Francesco Pic­ca, quindi a Filippo De Rossi, pre­side della Facoltà di Ingegneria dell’Università del Sannio e col­laudatore dell’impianto di Casal­duni, difeso da Orazio De Bernar­do. È stato invece rinviato a lune­dì prossimo l’interrogatorio di Luigi Travaglione, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Vitulazio, e di Aniello Cimitile, ex rettore dell’Università del San­nio e attuale presidente della Pro­vincia di Benevento; entrambi so­no sotto accusa per il collaudo dell’impianto di Casalduni, avve­nuto peraltro sette anni fa. Cimi­tile, convocato già ieri mattina, si è abbandonato a un lungo sfo­go con il suo legale, avvocato Claudio Botti: il rammarico è so­prattutto per le conseguenze che l’arresto potrebbe avere sulla car­riera dei docenti e dei presidi. «Come fai a spiegare ai colleghi, magari stranieri — ha detto Cimi­tile all’avvocato — che non hai fatto niente, che ti sei assunto un incarico per spirito di servizio ma i giudici non ti credono? Co­me fai a convincerli che sei una persona perbene, che non hai ru­bato né imbrogliato ma devi sta­re agli arresti? Queste sono mac­chie che non si cancellano più». C’è amarezza, poi, per la confu­sione che si può ingenerare nella gente, alla vigilia delle elezioni, a causa dell’arresto: «La politica non c’entra niente, ma molti non distinguono. Vagli a spiegare che questo è un collaudo fatto sette anni fa, per spirito di servizio». Già, il collaudo: un collaudo strutturale e non funzionale, chiarisce l’avvocato Botti, dal quale dunque sarebbe stato im­possibile accertare se dall’im­pianto di Casalduni sarebbe usci­to cdr o altro. La consolazione, per Cimitile, sono le centinaia di telefonate, telegrammi ed e-mail di solidarietà che gli stan­no arrivando da mercoledì. Se­condo le accuse dei pm, i quindi­ci destinatari delle ordinanze avevano attestato falsamente che gli impianti per la produzio­ne di cdr corrispondevano ai re­quisiti di legge e ai progetti ap­provati. L’obiettivo era avviare «a tutti i costi» gli impianti per compiacere il Commissariato straordinario, pur sapendo che il prodotto che ne sarebbe usci­to non sarebbe stato a norma e non si sarebbe potuto bruciare nell’inceneritore di Acerra.

A proposito di inceneritore: il procuratore, Giovandomenico Lepore, dopo aver ricevuto il dos­sier di Tommaso Sodano, ex se­natore di Rifondazione che da sempre denuncia le disfunzioni dell’impianto, ha aperto un fasci­colo. Nessun accertamento è sta­to per adesso delegato alla pg; il primo passo sarà verificare se i presunti illeciti segnalati da Soda­no sono già oggetto di indagini in corso. La parte relativa ai pre­sunti illeciti nella realizzazione della discarica di Chiaiano sarà assegnata, probabilmente, al pm Antonio D’Alessio, già titolare dell’altro fascicolo sulle vicende di Chiaiano. Per l’esponente di Ri­fondazione, «la fase di collaudo e di esercizio provvisorio dell’im­pianto di Acerra, contrariamente alle prescrizioni della Commis­sione di valutazione di impatto ambientale, avviene con l'utiliz­zo di rifiuti tal quale e senza che siano stati realizzati gli interven­ti di bonifica ambientale del si­to »; inoltre, «i primi dati accessi­bili rilevati dall’Arpac evidenzia­no un superamento dei limiti di emissione di PM10 nella misura di 17 giorni su 60 e di ben 11 vol­te negli ultimi 14 giorni».

 

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