Rabitti: «Colpevole quanto la camorra anche la società civile»

4 giugno 2009 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
«Rappresentanti di al­tissimo livello del mondo accademi­co fingono di ignorare che gli im­pianti di combustibile da rifuto a lo­ro affidati per il collaudo sono ben diversi da quelli progettati. Gli stes­si docenti non una sola volta si prendono la briga di verificare che il materiale prodotto dai Cdr - eco­balle e frazione organica - sia con­forme a quel che prevede la legge. In fondo, la tragedia dei rifiuti in Campania è anche l’abdicazione del­la società civile ai suoi ruoli, la capi­tolazione dell’etica professionale al profitto economico». 
È durissimo Paolo Rabitti, 59 anni, mantovano, una laurea in Ingegneria ed una in Pianificazione, consulente della Pro­cura di Napoli nel processo che coinvolge anche Bassolino e gli ex vertici di Impregilo.
Nascono soprattutto dai suoi accertamenti tecnici, condotti su de­lega dei pubblici mini­steri Noviello e Sirleo, le 15 ordinanze di cu­stodia cautelare che hanno raggiunto i col­laudatori degli impian­ti di Cdr. Tra i quali ci sono docenti universi­tari di primissimo pia­no, accusati di falso ideologico.

In cosa differisco­no i Cdr effettivamen­te realizzati da quelli che erano stati proget­tati?
«Per esempio, al po­sto del previsto rompi­sacchi, fu messo un tri­turatore. Il rompisacco ha le dimensioni di due miniappar­tamenti sovrapposti. Il trituratore è grosso come un’automobile. Il pri­mo ha 18 denti da 15 cm, l’altro ot­to denti da 45 cm. È impossibile non accorgersi della differenza. Ep­pure, nel centinaio di verbali di visi­ta di collaudo, non vi è alcun cenno a questa importante ed evidente modifica degli impianti».

Ai collaudatori la Procura conte­sta anche di non aver verificato che ecoballe e frazione organica non erano conformi al contratto. Era compito loro?
«Il Cdr prodotto dagli impianti non ha le caratteristiche richieste dalla legge e dal contratto. La frazio­ne organica non è stabilizzata. Da­gli impianti di combustibile da rifiu­to esce, mi perdoni la parola, m…. che va in putrescenza, produce mia­smi e percolato a iosa. I collaudato­ri dicno che non è affar loro, non se ne interessano. Eppure la gara d’ap­palto riguarda la fornitura di un ser­vizio. Fior di docenti universitari si comportano come chi, per verifica­re che un’auto funzioni, si limiti a girare la chiave di accensione e ascoltare il motore che fa broom broom, senza percorrere un solo metro».

Quanto sono stati pagati i col­laudatori?
«In media, ogni presidente di commissione di collaudo ha incas­sato circa 100 mila euro».

Secondo i magistrati, le nomine avvenivano sulla base di spartizio­ni politico - clientelatri. Lei, nel li­bro Ecoballe, si soffer­ma sulla composizio­ne delle commissioni. Cosa ha scoperto?
«Dei 21 membri del­le commissioni di col­laudo, solo 4 risultano iscritti all’elenco regio­nale dei collaudatori della Campania».

Nel libro lei scrive:
Qui la camorra non c’entra nulla, ma non è certo così che si to­glie l’acqua in cui nuo­ta.

Cosa intende dire?
«La vicenda rifiuti in Campania è soprat­tutto la storia di una pubblica amministra­zione che non esercita i controlli, di una tra le maggiori imprese ita­liane (Impregilo) che non onora un contratto, di professionisti che non mettono le proprie competenze al servizio del bene comune, ma del loro particulare. È da questo disa­stro che le organizzazioni criminali lucrano profitti vertiginosi, sia of­frendo i terreni dei siti di stoccag­gio provvisorio, sia i mezzi per to­gliere la spazzatura accumulata a tonnellate nelle strade».

Quale era il fine ultimo dell’im­broglio, ammesso che imbroglio ci sia stato?
«Sabotare la differenziata e bru­ciare quanto più materiale possibi­le nel termovalorizzatore, a tutto profitto dei gestori, sovvenzionati con i soldi pubblici tramite il Cip 6».
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