Clan e appalti, i prezzi stracciati dei Casalesi
È come se ora il clan dei Casalesi, pressato dallo Stato a Caserta, avesse iniziato lo shopping degli appalti pubblici nel Salernitano: comune per comune, ente per ente, a conquistare lavori con offerte di ribassi da capogiro, con prezzi del tutto fuori mercato. «Campania Appalti srl», da quindici giorni al centro di un rapporto della Dia per l’interdittiva antimafia, ha vinto il 28 aprile scorso un appalto a Scafati con il ribasso del 50 per cento sull’importo dei lavori. Come ai saldi, perchè ai Casalesi basta conquistare un appalto, incassare i primi stati di avanzamento dei lavori e poi andar via. O, se scoperti dall’Antimafia, mandati via. Appalti da conquistare a qualunque costo e a qualunque prezzo: come quello della sistemazione di una strada principale di Scafati, importo dei lavori 1 milione e seicento mila euro. L’appalto deve essere assegnato alla «Campania Appalti srl», la stessa che avrebbe dovuto realizzare le strade di accesso al termovalorizzatore di Salerno. L’appalto è stato vinto, ma ancora non assegnato, con l’incredibile offerta al ribasso del cinquanta per cento e qualche decimale. In pratica, lavori da realizzare secondo il progetto per un importo di oltre un milione e mezzo di euro, c’è una impresa disposta a farli con meno della metà dei soldi necessari. Il fatto. Il 28 aprile scorso, a vincere l’appalto del comune di Scafati per i «lavori di sistemazione di via Poggiomarino» (importo 1milione 586mila e 547euro, quaranta centesimi), è la «Campania Appalti srl» di Casal di Principe. L’appalto non è stato ancora assegnato all’impresa di Casal di Principe proprio per l’anomala offerta al ribasso e la cautela degli uffici comunali, è la «Campania Appalti srl», l’ultima impresa, in ordine di tempo, spuntata sulla mappa delle imprese contigue ai clan dei Casalesi. «Campania Appalti srl» di Casal di Principe è l’impresa delle famiglie Bianco e Apicella, al centro di una informativa della sezione della Dia di Salerno e spedita alle prefetture di Salerno e Caserta. È una impresa che, secondo gli investigatori, rientra in quel giro economico del clan dei Casalesi ormai diffuso in Emilia Ronagna e nel Basso Lazio. La «Campania Appalti srl» è la stessa impresa che viaggiò, in altre gare di appalto in comuni del Salerno, in associazione temporanea d’impresa con la «General Impianti» di Giuseppe Setola, il sanguinario boss dei Casalesi che si fingeva cieco che si facevai accompagnare, a bordo di un’Audi A3, guidata da quel Massimo Brusciano, insospettabile imprenditore arrestato dalla Finanza di Salerno, a seminare terrore nei pressi delle abitazioni dei pentiti e sparare ai parenti dei collaboratori di giustizia. Secondo l’informativa della Dia di Salerno l’impresa è nelle mani di uomini vicini a Francesco Schiavone, detto Sandokan ed amministrata da familiari di pregiudicati casertani. L’informativa della Dia è di lunedì 18 maggio scorso, l’appalto di Scafati del 28 aprile 2009 quando intorno all’impresa aleggiava solo il sospetto di contiguità con i Casalesi. La «Campania Appalti srl» nasce nel luglio di tre anni fa e la prima sede è a Caserta. Capitale sociale 10mila euro, sei dipendenti. Il direttore tecnico della società è dal 2009 Luigi Schiavone, mentre fino al 2008 era Lanfranco Alvaro Scalzone. Oggi la società è nelle mani di Carlo Bianco, un giovane di Casal di Principe, che ufficialmente è coltivatore di tabacchi. È il figlio di Gennaro Bianco e cugino dell’omonimo Carlo, entrambi coinvolti in inchieste e processi sul clan camorristico dei Casalesi. Ma fino ad un anno fa l’impresa è stata retta da un’amministratrice unica, Palmina Apicella, ufficialmente produttrice di colture ortofrutticole. Lei resta in sella fino al 4 aprile del 2008. È la sorella dei più noti Vincenzo e Dante Apicella, incasellati dagli investigatori nel clan dei Casalesi. Dante, infatti, è stato condannato a 4 anni nel processo Spartacus (la più dura risposta giudiziaria dello Stato contro la criminalità casertana). Vincenzo Apicella fu arrestato nell’operazione «Regi Lagni», appalti per il disinquinamento del golfo di Napoli. Dante, invece, fu arrestato nel ’96 insieme a Walter Schiavone, quest’ultimo fratello di Francesco-Sandokan.