Bertolaso: «Verbali segreti stupito dalla fuga di notizie»
«Sono stupito. Non posso che esprimere un sentimento diverso da questo nel vedere pubblicati su alcuni giornali i verbali di un’indagine che dovrebbe restare coperta dal segreto istruttorio». Guido Bertolaso ci pensa su per buona parte della giornata, prima di affidare il proprio pensiero a una dichiarazione secca: quanto basta per rimarcare le proprie riserve rispetto ai resoconti della cronaca giudiziaria che hanno descritto i contenuti ed alcune dichiarazioni contenute negli interrogatori resi ai pm della Procura di Napoli nell’ambito delle indagini sul ciclo dello smaltimento dei rifiuti e sull’impianto di termovalorizzazione di Acerra, inaugurato nel marzo scorso e ancora in fase di rodaggio. Stupore e meraviglia, insomma; e fin qui la dichiarazione ufficiale del sottosegretario all’Emergenza rifiuti. Ma quella di ieri è stata un’altra giornata caratterizzata da contatti e riunioni tra il capo della Protezione civile ed alcuni suoi più stretti collaboratori. Al punto che, nel pomeriggio, era anche circolata la voce di un possibile comunicato ufficiale da parte di Bertolaso. Ma una certa irritazione, per non dire sconcerto, rispetto alla circolazione e pubblicazione di documenti che formano oggetto di un’indagine penale trapela comunque dietro le quinte. Ai suoi più fidati collaboratori ieri Guido Bertolaso avrebbe confermato certe perplessità: su quello che a suo avviso si palesa come un taglio poco sereno rispetto a certe domande poste dagli inquirenti a suoi collaboratori, tra cui anche alcuni generali che fanno parte della struttura commissariale che ha sede a Napoli. Concetti in parte già espressi durante una conferenza stampa convocata proprio a Palazzo Salerno giovedì scorso. «I miei funzionari - disse in quell’occasione - tra i quali generali, i prefetti e i dirigenti sono stati sottoposti a una serie di interrogatori che possono intimorire qualcuno dello staff, spingendolo a mollare il lavoro che si sta portando faticosamente a termine». Sullo sfondo restano i contorni dell’inchiesta-stralcio sulla gestione dei siti di stoccaggio delle ecoballe di rifiuti in Campania, sulla quale indagano i pm della sezione Reati ambientali della Procura di Napoli. Un’indagine che ipotizzerebbe reati che vanno dalla truffa all’abuso di ufficio. Da alcuni stralci di interrogatori emerge che alcuni collaboratori del commissariato per l’emergenza furono chiamati a spiegare i motivi per i quali l’ordinanza della Presidenza del Consiglio del luglio 2008, che disponeva il passaggio degli impianti della Fibe alla gestione commissariale, venne applicata in maniera estesa anche ai siti di stoccaggio. In tal modo - questo ipotizza l’accusa - le spese per la riqualificazione dei siti non sarebbero state più a carico dei privati, bensì dello Stato. In questo clima si inseriscono le dichiarazioni del vescovo di Acerra, monsignor Rinaldi, che chiede l’istituzione di un osservatorio sulla qualità del monitoraggio ambientale con esperti del mondo accademico e scientifico, riconosciuto dalle pubbliche istituzioni come «organismo garante della qualità dei controlli e della generale situazione ambientale» del territorio. «Nonostante l’accelerazione impressa al programma di gestione dei rifiuti da parte dei governi nazionale e regionale - si legge in una nota - permane un clima di tensione, di diffidenza, che sembra essere l’unico risultato certo delle polemiche in corso. Con l’osservatorio non si intende confliggere con iniziative istituzionali già esistenti, né coltivare un clima di sospetto sulla corretta azione delle stesse. Anzi, finalità essenziale e precipua di tale progetto è generare un clima di fiducia tra quanti operano nel controllo ambientale e la società civile, con un confronto dei risultati dei controlli, una volta resi trasparenti».