Nuovo filone investigativo dalle dichiarazioni dei pentiti «Risorse finanziarie destinate all’acquisto di suoli edificabili»

Rifiuti, riciclati in un resort i fondi illeciti

Tenuta con piscina, palestra e sauna per il relax dei Belforte. L’inchiesta punta alle speculazioni edilizie
30 maggio 2009 - Lorenzo Calò
Fonte: Il Mattino Caserta

Si arricchisce di un nuovo filone investigativo l’indagine condotta dai carabinieri del Noe e della Guardia di Finanza sugli affari del clan Belforte di Marcianise. Un ulteriore sviluppo su cui sta lavorando il pool di magistrati della Dda di Napoli che coordinano l’inchiesta. Soltanto un «primo assaggio» è offerto dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Michele Froncillo che ha parlato del sistema posto in essere dall’organizzazione per «diversificare» gli investimenti del clan dovuti alla necessità di riciclare i proventi del traffico illecito di rifiuti. «Pino Buttone - racconta Froncillo - ha acquistato sin dal 1998 un’abitazione di una certa importanza e ha realizzato un residence, se ricordo bene nella zona di Funari. Sono in grado comunque di raggiungere questo posto in quanto vi sono stato in più di una occasione. Il residence, che è una sorta di agriturismo, è stato realizzato con i soldi dei Belforte provenienti dai guadagni della gestione dei rifiuti riferibili alla famiglia Belforte. Il suddetto residence - aggiunge il pentito - serve anche da oasi di relax per l’intera famiglia Belforte. Ricordo che spesso ci è andata anche Maria Buttone mentre il residence è intestato a Rosa Mezzacapo moglie di Giuseppe Buttone. Io stesso ho partecipato a diverse riunioni, tutte aventi a oggetto la gestione dei rifiuti e svoltesi per lo più la domenica nella casa di Pino Buttone che si trova a Pontelatone; si tratta appunto di una piccola tenuta con piscina, palestra, sauna». La circostanza è stata confermata - scrive il gip Alessandro Buccino Grimaldi nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti del boss Salvatore Belforte e di altre quattro persone - anche da un altro collaboratore di giustizia, Pietro Nocera, ascoltato dagli inquirenti lo scorso novembre: secondo il dichiarante era Buttone a investire per conto dell’organizzazione il denaro provento dell’attività illecita «...nelle società dei rifiuti e in altre attività imprenditoriali nel settore di acquisto di terreni edificabili dove effettuare speculazioni edilizie». Operazioni che, sostiene la Dda, avrebbero avuto la «copertura» di Pasquale Di Govanni (fra i destinatari della misura restrittiva ma al momento irreperibile) indicato «come prestanome immobiliare per conto della famiglia Belforte». Intanto, anche un altro degli arrestati nel blitz di giovedì scorso effettuato dai militari dell’Arma e delle Fiamme gialle, vale a dire Andrea Froncillo, assistito dall’avvocato Iappelli, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Cinque le misure cautelari emesse e 43 gli indagati. Secondo quanto accertato dagli investigatori, dal ’98 fino al 2004 l’organizzazione criminale operante soprattutto nella cinta del capoluogo casertano, ha provveduto allo smaltimento illecito di tonnellate di rifiuti provenienti soprattutto dal Centro-Nord. Anche una società collegata al clan avrebbe ottenuto commesse da una società pubblica, la Recam, incaricata di provvedere ad alcune bonifiche.

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