Bertolaso: sapevo che i Cdr non funzionavano

2 giugno 2009 - Titti Beneduce
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
«Nessuno mi aiuta­va. Bassolino e la Iervolino si era­no sfilati. Avevo solo due interlo­cutori: il cardinale Sepe e la Procu­ra ». È il 21 aprile scorso e, davanti al pm Maurizio De Marco, il capo della Protezione civile, Guido Ber­tolaso, ricostruisce i giorni del­l’emergenza rifiuti del 2007. 
Sono giorni di esasperazione e tensione in Commissariato, ma soprattutto nei Comuni campani, invasi dai ri­fiuti. Sono giorni, sostiene la Pro­cura, in cui tonnellate di spazzatu­ra vengono smaltite alla men peg­gio, fingendo di averla sottoposta a trattamenti in realtà mai avvenu­ti e applicandole codici Cer in ma­niera arbitraria: è il processo «Rompiballe», la cui prima udien­za dovrebbe essere celebrata il 15 luglio prossimo.

Per quell’inchiesta sono state rinviate a giudizio 25 persone tra cui Marta Di Gennaro, la vice di Bertolaso quando questi era com­missario straordinario. Il sottose­gretario capo della Protezione civi­le, invece, è uno dei sette indagati la cui posizione è stata stralcia­ta dal procuratore, Giovando­menico Lepore. Proprio in quanto indagato è stato inter­rogato dal pm De Marco, che Lepore ha codelegato come ti­tolare dell’inchiesta. I pm Giu­seppe Noviello e Paolo Sirleo, che restano titolari di «Rompi­balle », hanno citato come testi gli indagati dello stralcio e di conseguenza hanno chiesto gli atti al collega. Il verbale di interrogatorio di Bertolaso è stato depositato nei giorni scorsi. Al pm, l’ex commissario straordinario ha innanzitutto rico­struito le prime fasi della sua ge­stione, successiva a quella di Corrado Ca­tenacci: «Quando ar­rivai, chiesi al gene­rale Carlo Alfiero (ex vicecomandante del­l’Arma, ndr) di lavo­rare con me come subcommissario. Gli avevo dato l’incarico di riorganizzare la struttura commissa­riale. Il generale Al­fiero si rapportava con la Di Gennaro, al­l’epoca dirigente del­l’ufficio Rischi antro­pici della Protezione civile». Buo­na parte dell’interrogatorio è dedi­cata proprio a precisare i rapporti tra Bertolaso e la sua vice: «Marta Di Gennaro gestiva per conto mio le attività tecniche, ascoltando i tecnici per gli impianti e le discari­che. Ci sentivamo al telefono o via mail almeno una volta al giorno; lei mi rappresentava le problemati­che che io dovevo gestire a livello politico, quelle di natura squisita­mente tecnica le risolveva in pro­prio con le strutture a sua disposi­zione ». Bertolaso ha poi ammesso una circostanza importante: «Sa­pevo che gli impianti non erano in grado di realizzare ecoballe nè fos (frazione organica differenzia­ta, ndr). Non ricordo se fossero in grado di realizzare il trattamento aerobico sulla frazione organica (procedura per trasformare il rifiu­to in compost, ndr). Più volte ho fatto il giro degli impianti di cdr: ricordo di aver chiesto ai tecnici presenti se il trattamento aerobi­co della frazione organica si faces­se, mi venne detto di sì». Un’altra importante ammissione di Bertola­so riguarda il funzionamento de­gli impianti di cdr, quelli che avrebbero dovuto produrre eco­balle da bruciare nel termovaloriz­zatore: «L’utilità degli impianti consisteva nella riduzione di volu­metria dei rifiuti solidi urbani: in questo modo si toglieva la spazza­tura dalle strade». Per quanto ri­guarda i presunti illeciti contestati nell’inchiesta «Rompiballe», Ber­tolaso ha spiegato di esserne «ve­nuto a conoscenza solo in seguito all’indagine: non li avrei mai auto­rizzati, anzi li avrei immediata­mente denunciati». Lo sversamen­to in discarica lo riteneva necessa­rio per attuare una «strategia di re­vamping (adeguamento, ndr)che presupponeva un fermo operativo di 5-6 mesi degli impianti». Occor­reva pertanto «individuare una grande cava per ricevere il tal qua­le conferito agli impianti: proposi la cava di argilla di Valle della Mas­seria, a Serre, ma vi fu una forte opposizione politica del ministro dell’ambiente (Pecoraro Scanio, ndr) originario della zona». In se­rata la replica di Bassolino e della Iervolino al sottosegretario. Per il governatore, «le affermazioni di Bertolaso non corrispondono alla realtà dei fatti. Ho sempre collabo­rato con lui, così come coi prefetti Catenacci, De Gennaro e Pansa. A Bertolaso ho garantito pieno soste­gno sia sul piano politico e istitu­zionale, sia sul piano finanziario, nella fase in cui è stato commissa­rio del Governo Prodi così come nel suo lavoro da sottosegretario del Governo Berlusconi. Per quan­to mi riguarda, di fronte alla gravi crisi che abbiamo attraversato, mi sono sempre assunto le mie re­sponsabilità, anche dal punto di vista giudiziario, affrontando con pieno rispetto per la magistratura accuse che considero ingiuste». Piccata anche la replica della Iervo­lino: «Non mi risulta proprio che Bertolaso sia stato lasciato solo dal sindaco e dal Comune di Napo­li nei momenti difficili. Sul piano politico ed operativo, nei limiti delle competenze del Comune, ha sempre avuto tutta la collaborazio­ne possibile e naturalmente conti­nuerà ad averla».

 

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