«Sui siti siamo stati tratti in inganno ma il sottosegretario non rispondeva»

30 maggio 2009 - l.d.g.
Fonte: Il Mattino

Ci sono i vertici del sottosegretario per l’emergenza rifiuti in Campania, tra i testimoni ascoltati in Procura come persone informate dei fatti. Ufficiali, tecnici, «uomini nuovi» spediti in Campania a gestire impianti e strutture che dal maggio del 2008 vengono chiamati «stir» e che vengono affidati a commissari ad acta. Al centro della nuova indagine, le acquisizioni di siti di stoccaggio e la qualità dei rifiuti contenuti. È il terzo step della stessa inchiesta, dopo quella a carico di Bassolino e dopo quella che vede coinvolti i vertici della Protezione civile. Ecco, in sintesi alcune risposte degli ufficiali ascoltati in Procura, dal pm Noviello, titolare assieme al collega Sirleo, del fascicolo 15940/03, complesso atto d’accusa a manager e funzionari di stato. Gianfranco Giardella. La questione siti è centrale nella sit del commissario ad acta: «La signoria vostra mi fa notare che la legge 123 del 2008 non prevede il passaggio di consegne anche dei siti di stoccaggio di rifiuto, ma fa riferimento solo a impianti di selezione e trattamento. Eppure l’ordinanza della Presidenza del Consiglio del 15 luglio 2008 dispone l’assunzione di uffici, siti, impianti delle ex affidatarie. Effettivamente, dunque, siamo stati tratti in inganno dalla espressione ”siti” e per tale motivo abbiamo preso in carico tutti i siti, compresi quelli di stoccaggio, compresi quelli che Fibe e Fisia ci ha consegnato». La buona fede e le mancate risposte. Nell’assumere anche siti di stoccaggio, però, c’è «buona fede», spiega Giardella: «Ci siamo resi conto dell’errore, tanto da scrivere diverse lettere alla missione tecnico operativa della struttira del sottosegretario per avere chiarimenti in merito, ma senza avere risposta fino ad oggi. Effettivamente mi rendo conto dell’errore, ma le citate note sono state indirizzate al capo missione dell’epoca che era il generale Giannini, a cui è subentrato il generale Mariantoni». Franco Giannini. È il 19 settembre del 2008, quando l’ex vicario di Bertolaso viene ascoltato dal pm Noviello: «Non rammento le note dei commissari ad acta inviatemi questa estate con le quali essi chiedevano alla missione da me presieduta chiarimenti sulla regolarità della acquisizione dei siti di ecoballe di Fibe. Non ricordo queste note, ma non escludo che esse siano state vagliate dallo staff legale della nostra struttura». Poi il confronto tra pm e potenziale testimone entra nel vivo del problema: quei siti sono stracolmi di rifiuti non a norma, in molti casi sono in squestro. Giannini spiega: «Prendo atto di questa ricostruzione dei fatti, mi riservo ogni approfondimento ed eventuali iniziative». Ma a settembre del 2008 chi gestiva i siti-discariche? «Per quanto mi risulta la consegna dei siti è ancora in corso e, per quanto problematica, trova una serie di giustificazioni normative - aggiunge Giannini -. Abbiamo sempre ritenuto che si trattava di una assunzione in gestione del sito, anche se eventualmente appartenente alla fine e mai un formale trasferimento di proprietà». Centrale nella ricostruzione del generale Giannini, comunque lo sforzo per la tutela di salute e ambiente in una fase delicata della crisi. La qualità dei rifiuti e i codici Cer. Per la Procura, le cosiddette «ecoballe» prodotte dai siti di stoccaggio sono nient’altro che tonnellate di spazzatura indifferenziata. Ma Giannini è a conoscenza delle indagini napoletane sulle ecoballe? «Non ho mai preso visione delle ordinanze dei gip di Napoli nei confronti dei funzionari del commissariato», spiega il vicario di Bertolaso. Sandro Mariantoni. Sulla stessa falsariga l’analisi del generale di brigata: «Non conosco eventuali note che i commissari ad acta avrebbero inviato in Protezione civile, con le quali avrebbero posto quesiti sulla regolarità del trasferimento di alcuni siti prima gestiti dalla Fibe».

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