«Indagini su Berlusconi? No, altrimenti lo saprei»
Da giorni ormai si discute delle preoccupazioni degli ambienti romani per «gli esiti immediati di un’inchiesta sui rifiuti in Campania», qualcosa che va ben oltre il «noemi-gate» o il processo Mills. È l’inchiesta «trappola» di cui si parla negli ambienti vicini alla Presidenza del Consiglio, la stessa che probabilmente alimenta l’«imbarazzo» del sottosegretario Bertolaso, nel vedere i suoi funzionari («generali a due o tre stelle») sfilare in Procura nell’inchiesta sul funzionamento della macchina anticrisi; o che genera preoccupazione dopo l’ingresso della Finanza nel termovalorizzatore di Acerra, fresco di inaugurazione. La domanda è chiara: è in arrivo da Napoli un nuovo ciclone giudiziario? Da giorni lo stesso tam tam, da giorni verifiche a tutto spiano, tanto che è lo stesso Lepore, con il Mattino, a tagliare corto: «Berlusconi indagato? No, altrimenti lo saprei. Ma poi di cosa dovremmo accusarlo? Di traffico internazionale di spazzatura? Andiamo, non scherziamo. Se poi ci fosse un’indagine del genere e non lo sapessi, sarebbe una cosa gravissima». Voci insistenti che hanno comunque spinto Lepore a chiedere ai suoi uomini informazioni sulle principali indagini in campo ambientale, ottenendo sempre esito negativo. Stessa logica seguita dal procuratore, nei rapporti con le altre Procure della regione - Nola e Santa Maria Capua Vetere in primis -, che sarebbero comunque tenute a spedire un eventuale fascicolo sulla gestione dell’emergenza rifiuti al Centro direzionale. Eppure un margine di dubbio c’è sempre e non potrebbe essere diversamente. La mossa che tutti temono è un’altra. E non ha nulla a che vedere con «esiti processuali» che - lodo Alfano a parte - spetterebbe sempre a Lepore valutare. È l’ipotesi dell’inchiesta «trappola». E riguarda una possibile iscrizione nel registro degli indagati di un alto esponente di governo, una sorta di mossa a sorpresa da presentare al capo dell’ufficio regionale per definire una volta per tutte i rapporti della Supeprocura con il governo. Ma è un retroscena che resta al momento privo di riscontri, anche perché - fa capire lo stesso Lepore - una mossa del genere sarebbe un azzardo che renderebbe immediate le dovute contromosse sotto il profilo disciplinare. Poi, boatos a parte, ci sono i processi in corso, che bastano da soli a creare ansia agli uomini di Bertolaso. È la storia del fascicolo 15940/03, lo stesso che vede a giudizio l’ex dirigenza Impregilo e il governatore Bassolino, coordinato dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo (i pm dello strappo contro Lepore, dopo lo stralcio di Bertolaso e Pansa dall’inchiesta ecoballe). È da qui che sono partiti gli ultimi accertamenti: alcuni interrogatori come persone informate dei fatti di Ettore Figliolia, avvocato di Bertolaso, del generale di brigata Sandro Mariantoni, di alcuni commissari ad acta degli «stir», nelle indagini sui cdr del processo Impregilo-Bassolino; ma anche il blitz ad Acerra di maggio, delegato alla Finanza dai pm Noviello e Sirleo per acquisire elementi sul sequestro milionario alla Fibe. Sono i passaggi «denunciati» due giorni fa in un esposto di Impregilo a Procura e Pg dal penalista Alfonso Maria Stile e ieri mattina dallo stesso Bertolaso. Denunce a cui Lepore risponde: «Non risultano interrogatori di generali. Qualcuno certo è stato sentito a sommarie informazioni e non come indagato. L’ufficio continuerà ad accertare le eventuali violazioni di legge costituenti reato nel rispetto delle norme vigenti». Nelle stesse ore si muove anche il pg Vincenzo Galgano («ho chieso informazioni al Procuratore, ma non sono in grado di fornire alcun giudizio su questa vicenda»), mentre l’attenzione resta alta anche per lo stralcio di ecoballe: Pansa e Bertolaso rischiano il processo? Domanda che resta sospesa, in attesa del ritorno nella Procura napoletana del pm Giovanni Corona (ex consulente di Pansa, indagato nell’inchiesta ecoballe), il cui rientro improvviso nei ranghi della magistratura napoletana renderebbe obbligatorio il trasferimento degli atti a Roma. Un rebus, dunque, sul tavolo del procuratore, nel vortice di indiscrezioni e smentite che si ripetono da giorni sull’asse che va da Napoli e la Campania ai Palazzi della Capitale.