Il commissario di governo aveva due obiettivi: fare la gara e avviare le discariche

Fibe, Corona difende Pansa «Mi disse: apri bene gli occhi»

Per il pm dieci ore di interrogatorio: «Il prefetto interloquiva con la Procura»
26 maggio 2009 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Dieci ore di interrogatorio, un confronto inedito tra «colleghi» della Procura di Napoli, in un faccia a faccia tra indagato e pubblico ministero. È il 29 aprile scorso, quando il magistrato Giovanni Corona - ex consulente del commissariato - risponde alle domande del pm di Ecologia Maurizio De Marco, titolare dell’inchiesta stralcio del processo Ecoballe. Dieci ore per chiarire la sua posizione nell’atto ricognitivo tra commissariato (gestione Pansa) e Fibe, in un interrogatorio depositato dinanzi alla quinta penale, dove questa mattina è prevista la prima udienza dibattimentale. Difeso dai penalisti Antonio Briganti ed Eduardo Cardillo, Corona chiese di essere interrogato dopo aver ricevuto l’avviso di conclusione indagini, nello stralcio che vede tuttora coinvolti gli ex commissari Catenacci, Bertolaso e Pansa. Ecco, una sintesi riassuntiva della posizione di Corona dinanzi al pm De Marco. Pansa e la Procura. Nella sua difesa, Corona ricorda il rapporto Pansa-Procura nei mesi caldi della crisi rifiuti: «Preciso che il prefetto Pansa voleva seguire la legge, voleva un corretto rapporto istituzionale e di collaborazione con la Procura, né intendeva interferire in alcun modo con il procedimento ”emergenza rifiuti” in corso, tanto che mi chiese di recarmi in Procura per conferire con i pm sulla concreta fattibilità della cosa». In ballo ci sono 37 milioni di euro e la possibilità di protrarre oltre il 31 dicembre del 2007 i rapporti con la Fibe, società interdetta nel filone principale dell’inchiesta sulla presunta truffa del Cdr. Firmare un atto ricognitivo (una sorta di contratto) con la Fibe, nell’ottica dei pm Noviello e Sirleo equivaleva a garantire vantaggi economici a una società «imputata» a Napoli nel caso rifiuti. La visita di Corona ai colleghi. L’ex pm anticamorra prova a stabilire rapporti con i colleghi Noviello e Sirleo, come consulente giuridico di Pansa. «Mi recai in Procura - spiega Corona a De Marco - a parlare con i dottori Noviello e Sirleo e capii che essi non erano disposti a fornirmi l’avallo per l’operazione certificazione crediti e che la mia richiesta quale portavoce del Commissario li infastidiva parecchio. Era il 3 ottobre 2007, il giorno successivo lo stesso Commissario comunicò a Fibe che la certificazione dei crediti non si poteva fare, riguardando attività truffaldine». Crediti Fibe e interlocuzione del prefetto in Procura. Corona chiarisce un retroscena del rapporto triangolare tra commissariato, Fibe e inquirenti: «Mi resi conto che la Fibe si era indebitamente trattenuta all’indomani dello scioglimento del contratto circa 31,5 milioni di euro (quote ristoro di Comuni e consorzi). La mia prospettazione fu condivisa dal prefetto Pansa, che mi chiese di formulare un’altra istanza da rivolgere in Procura, che non venne depositata, poiché il prefetto, avuta un’interlocuzione con la Procura, mi disse che non era il caso di presentarla». Il consiglio del prefetto: aprite bene gli occhi. Corona riferisce la genesi dell’atto ricognitivo e spiega: «Il prefetto aveva due obiettivi: fare la gara e aprire le discariche. Volle anche che da un punto di vista economico, la procedura fosse seguita da una persona che lui riteneva assai competente e capace e con cui aveva lavorato quando era vicecapo della polizia. Ricordo - aggiunge Corona - che Pansa ci disse: ”Aprite gli occhi”, sapendo che io conoscevo bene gli atti del procedimento penale contro Fibe». Poi Corona aggiunge alcune presunte contraddizioni dei pm napoletani: «L’obbligo del completamento del termovalorizzatore in capo a Fibe è stato ritenuto sussistente anche da codesto ufficio di Procura, che contestando l’illiceità dell’atto ricognitivo nulla dice sull’obbligo di Fibe di completare il termovalorizzatore anche oltre il 31 dicembre del 2007». L’emergenza. Perché l’atto ricognitivo non è stato trasmesso in Procura? Corona risponde: «È da attribuirsi all’emergenza in atto, che faceva passare in secondo piano tale trasmissione. Dopo l’acquisizione dell’atto da parte dei carabinieri, il prefetto mi disse di predisporre un’ordinanza di revoca, ma gli dissi che tale provvedimento non poteva essere da lui firmato in quanto non aveva più la veste di commissario».

Powered by PhPeace 2.7.16