Biopower, restano in cella Tombolillo e Bracciali
Restano in carcere per la sola accusa di associazione a delinquere gli imprenditori romani Renzo Bracciali e Giampiero Tombolillo, ritenuti i protagonisti dell’inchiesta Biopower (la centrale biomasse mai realizzata a Pignataro Maggiore) sfociata in ventitré arresti lo scorso 28 aprile. Il collegio della decima sezione del Tribunale della Libertà (presidente Maria Rosaria Casentino) ha annullato per i due indagati, complessivamente, sei capi di imputazione (falso e corruzione, tra cui l’episodio che aveva coinvolto anche l’ex assessore provinciale Franco Capobianco) ma ha ritenuto non poter annullare l’ordinanza ipotizzando la sussistenza del reato di associazione. Perplessa la difesa, rappresentata dagli avvocati Franco Coppi e Mario Girardi, che, davanti al collegio della Libertà, avevano anche sollevato eccezioni di incompetenza territoriale e una più delicata eccezione riguardante l’inutilizzabilità di alcune intercettazioni telefoniche: per alcune di esse, si apprende dai difensori, l’accusa avrebbe chiesto la convalida e non l’autorizzazione. Argomentazioni che saranno oggetto del ricorso in Cassazione che gli avvocati si apprestano a presentare nei prossimi giorni. «Venuti meno quei reati che il Riesame ha deciso di annullare e che erano un po’ il fulcro dell’inchiesta – si interroga l’avvocato Girardi – può decisamente sorprendere il mancato annullamento della misura in carcere». Il tribunale del Riesame ha annullato, invece, gli arresti domiciliari per l’ingegnere Giacomo Scacciante, di Milano, progettista di Ansaldo Caldaie, difeso dagli avvocati Luigi Sena e Giuseppe Alamia. Revocati gli arresti domiciliari, ieri, anche per il consigliere comunale di maggioranza di Pignataro Maggiore, Franco D’Alonzo. Al vaglio del Riesame, tra l’altro, c’erano anche le posizioni dell’ingegnere Giovanni Esposito e di altri indagati accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla truffa in danno alla Regione Campania, corruzione di pubblici ufficiali, rivelazione di segreti di ufficio e realizzazione di falsità in atti pubblici. Nei giorni scorsi erano stati revocati i domiciliari anche per tre indagati della provincia di Forlì, un imprenditore e due ingegneri.