Scontro su Lepore, dai pm sì all’assemblea
Tre ore di discussione serrata. Un dibattito pacato ma capace di affrontare, in via preliminare, tutti gli aspetti di un nuovo, potenziale «caso Napoli». Alla fine i pubblici ministeri napoletani che erano presenti ieri all’incontro convocato per le 14,30 in una sala dell’ufficio inquirente diretto da Giovandomenico Lepore hanno deciso: nei prossimi giorni invieranno al loro capo una richiesta di convocazione di assemblea. Non erano in tanti, ieri pomeriggio, i pubblici ministeri che hanno risposto alla e-mail di convocazione per la riunione. Una ventina in tutto, sugli oltre 100 magistrati che compongono l’organico della Procura di Napoli. Ma questo - sottolineano i promotori dell’iniziativa - ha davvero poca importanza, trattandosi di un incontro di carattere preventivo. Sia come sia, l’assemblea si farà. Ora però ricapitoliamo i termini di una vicenda abbastanza complessa e, soprattutto, ricordiamo i motivi che l’hanno determinata. Il punto di partenza è rappresentato dalla decisione - presa dal procuratore Lepore - di stralciare le posizioni di alcuni indagati nell’ambito del procedimento sulle «ecoballe» (i titolari dell’inchiesta erano i pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo): in questo modo uscivano dall’indagine-madre alcuni indagati, tra i quali il prefetto di Napoli Alessandro Pansa, l’ex prefetto Corrado Catenacci ma soprattutto il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Il punto di svolta arriva invece quando si apprende che il coordinatore dei due pm - il procuratore aggiunto Aldo de Chiara, titolare della sezione Ecologia della procura napoletana - rivela in una missiva inviata al Consiglio superiore della magistratura un particolare inedito. A spingere De Chiara a scrivere all’organo di autogoverno della magistratura è proprio quella decisione di stralciare le posizioni degli ex commissari all’emergenza rifiuti Bertolaso, Catenacci e Pansa dal filone principale del processo alla gestione delle cosiddette ecoballe. Che cosa scrive De Chiara? Ecco il senso della sua lettera: il procuratore Lepore motivò lo stralcio anche per non ostacolare il governo, per non turbare un esecutivo impegnato nella risoluzione dell’emergenza rifiuti in Campania. Una circostanza che era rimasta segreta, e che - come lo stesso Lepore ha ammesso - non era stata comunicata al capo dell’ufficio inquirente. Il processo ecoballe che vede imputati, tra gli altri, anche la numero due della Protezione civile, Marta Di Gennaro, previsto per la prossima settimana, slitterà di almeno sette giorni. E in aula ci saranno i due pm Noviello e Sirleo. Resta ora da definire sul piano strettamente processuale quali saranno le decisioni che riguarderanno Pansa, Catenacci e Bertolaso: se, cioè, la Procura eserciterà nei loro confronti l’azione penale attraverso una richiesta di rinvio a giudizio, o chiederà l’archiviazione (totale o parziale). C’è, infine, una terza ipotesi ancora da definire: quella - nel caso in cui ci fosse il rinvio a giudizio - di un magistrato, Giovanni Corona, che dovrebbe rientrare in servizio nei ranghi della Procura e che all’epoca dei fatti faceva parte della struttura commissariale per l’emergenza rifiuti. In caso affermativo, l’intero processo stralcio passerebbe a Roma.