Lepore: inchiesta rischiosa, stralcio legittimo
Ha atteso in silenzio, evitando per settimane di intervenire su uno dei casi più spinosi e discussi che rischiano di riaprire una stagione di sospetti e veleni in Procura che si credeva appartenessero ormai al passato. Il procuratore della Repubblica di Napoli Giovandomenico Lepore rompe ora quel silenzio per far sentire la sua voce sul caso dello stralcio delle posizioni degli ex commissari per l’emergenza rifiuti Bertolaso, Catenacci e Pansa dal filone principale del processo alla gestione delle cosiddette ecoballe. Lo fa con una lettera inviata al «Mattino» e ad altri quotidiani che negli ultimi giorni si sono interessati dello sviluppo determinato dall’invio, da parte del procuratore aggiunto Aldo De Chiara (che coordina la sezione Ecologia) di una missiva al Consiglio superiore della magistratura. Una lettera con la quale De Chiara chiariva alcuni punti. Uno, su tutti: il procuratore Lepore - questo sostiene l’aggiunto De Chiara - motivò quello stralcio anche per non ostacolare il governo, per non turbare cioè un esecutivo impegnato nella risoluzione dell’emergenza rifiuti in Campania. Circostanza, questa, finora rimasta segreta, ma che inevitabilmente è finita all’attenzione della prima commissione di palazzo dei Marescialli, dove è stata aperta una pratica a tutela dei pm napoletani su richiesta di Lepore e di settanta sostituti. Come replica Lepore? «Sono mesi oramai - si legge nella nota del procuratore di Napoli - che va avanti la polemica sulle vicende del processo nato dall’emergenza dei rifiuti. Il mio ruolo di responsabile del più grande ufficio giudiziario inquirente d’Italia mi ha sempre imposto di evitare qualsiasi polemica - cosa peraltro che dovrebbe appartenere alla deontologia di qualsiasi magistrato - e ho preferito dedicarmi con ogni energia a migliorare la funzionalità, l’efficacia e l’equilibrio dell’intervento giudiziario della Procura di Napoli, tenendo presente l’interesse dei cittadini ad un attento e corretto funzionamento della giustizia e non trascurando le condizioni di lavoro e la serenità degli stessi magistrati dell’ufficio». «Dai mezzi di informazione vengo a conoscenza di una nota spedita al Csm dal procuratore aggiunto De Chiara, del cui contenuto non sono stato preliminarmente messo al corrente, ma che accennerebbe ad una mia intenzione di “non ostacolare o turbare il Governo” nell’adottare il provvedimento con cui ho separato la posizione di alcuni indagati nel procedimento in questione». Quindi Lepore entra nel merito e spiega: «Nell’emettere il provvedimento di stralcio ho tenuto conto esclusivamente della necessità di garantire il diritto di difesa degli indagati che non erano stati oggetto di misura cautelare e che legittimamente nei termini chiedevano di compiere ulteriori accertamenti. Come in ogni valutazione che comporti rilevanti implicazioni sull’esercizio di pubbliche funzioni, doverosamente ho soppesato limiti e conseguenze che una iniziativa giudiziaria, a mio giudizio in quel momento ancora incompleta, avrebbe potuto riflettere sulla emergenza rifiuti, che in quei giorni tanto drammaticamente interessava il nostro territorio». Come dire, insomma, un atto dovuto. «È del tutto evidente - prosegue ancora Lepore - che in tale contesto mi sono posto anche il problema dei rischi che un’iniziativa non sufficientemente approfondita potesse creare per la collettività e per gli stessi esiti giudiziari; e, come è mio costume, ho sottoposto le mie convinzioni e le mie perplessità anche alla valutazione dei colleghi. Considero, ancor oggi, la decisione da me poi adottata, di proseguire separatamente nelle indagini, rispettosa delle norme vigenti e coerente con l’imprescindibile dovere di accertare i fatti senza voler minimamente intaccare l’autonomia dei colleghi o trascurare il fondamentale principio di obbligatorietà dell’azione penale».