Da 15 anni record negativo L’allarme di Piero Grasso: pubbliche amministrazioni conniventi con la malavita

Ecomafie, un reato su sei è in Campania

Il dossier di Legambiente: 13 milioni di tonnellate sversate da 520mila tir nella regione-pattumiera
6 maggio 2009 - Adolfo Pappalardo
Fonte: Il Mattino

Un record difficile da intaccare: in 15 anni di rapporti «Ecomafia» stilati da Legambiente, la Campania è sempre saldamente in vetta per reati ambientali e abusi edilizi. Due settori che non conoscono crisi se nel 2008 sono state costruite 6mila case fuorilegge mentre negli ultimi tre anni sono state smaltiti 13 milioni di tonnellate di rifiuti. E così in Italia un reato su sei, scrive Legambiente incrociando i dati di inchieste e sequestri da parte delle forze dell’ordine, viene commesso in Campania. E come sia possibile lo spiega il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso nella prefazione del rapporto: «Connivenze tra pubblica amministrazione e organizzazioni criminali». I rifiuti. L’intero comparto (illegale, ovviamente) in Italia ha macinato un fatturato di 7 miliardi ma oltre la metà ha regia e destinazione tutta campana. Qui sono finiti tredici milioni di tonnellate di scorie tossiche grazie a giri di bolla fasulli e l’opera instancabile di colletti bianchi ansiosi di arricchirsi. Eppure è difficile non vedere perché per movimentare questi mole enorme di veleni occorrono 520 mila tir che, messi in fila, farebbero una colonna di mille chilometri. È la collusione a farli sparire, spiega Piero Grasso. «In Campania prospera quel sistema criminale della camorra che si fonda sulla dissimulazione della reale natura dei rifiuti, prevede il controllo delle discariche abusive e spesso esercita attività estorsiva nei confronti delle imprese. Senza contare che - tuona il procuratore nazionale - appartenenti alla pubblica amministrazione sono i primi conniventi di queste organizzazioni criminali, facilitando l’acquisizione di provvedimenti autorizzativi per impianti fatiscenti e carenti». Naturale, quindi, che la «veleni spa» campana guidi la classifica con 3911 reati accertati, 4591 persone denunciate e 137 arresti nel 2008 e in regione, secondo l’Arpac, ci siano 2551 siti da bonificare tra discariche e sversamenti di residui industriali. L’allarme. In base a dati e notizie dei carabinieri, è scattato un allarme per l’Irpinia. Perché è stata tracciata una nuova rotta per lo smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi: parte dal Napoletano, dal Casertano e si dirige lungo l’Ofantina e l’Ofantina bis per sversare nei boschi dell’Irpinia. A confermarlo numeri e coincidenze sospette. Troppo. Ovvero 10 discariche scoperte e 32 tir sequestrati. Tutti trasportavano rifiuti speciali ed erano guidati da pregiudicati napoletani. L’abusivismo. Per capire come questa regione faccia la parte del leone nel cemento selvaggio, basta citare un dato: nel 2008 sono state denunciate 1685 persone e sequestrati 625 manufatti (quasi 3,5 reati e 5 denunciati al giorno). In Calabria, invece, al secondo posto della classifica, i sequestri sono stati esattamente la metà. Già, perché la Campania è l’unica regione dove possono sorgere interi quartieri abusivi senza che nessuno se ne accorga. Come si è scoperto solo dopo a Giugliano, a Licola o a Sant’Antimo. Ma non si salva, a scorrere la relazione, nemmeno il capoluogo partenopeo. Perché, a parte le costruzioni abusive sorte a Pianura durante gli scontri contro l’apertura della discarica (come racconta ai magistrati un pentito), sono state circa 1200 le denunce di abusi edilizi arrivate al comune di Napoli. A queste occorre aggiungere le 150 segnalazioni mandate dalla Procura a palazzo San Giacomo. Pochissime le demolizioni: appena 70, la maggior parte ai Camaldolilli. La maglia nera. Nel Salernitano la maglia nera degli illeciti edilizi. Comprese zone di pregio come la costiera amalfitana e cilentana (200 strutture sequestrate) o zone dove le demolizioni sono praticamente inesistenti. Come l’agro nocerino-sarnese (dove, in dieci anni, su su 3479 ordinanze di demolizione, ne sono state eseguite 42) o l’area di Capaccio-Paestum dove 300 ordinanze di demolizione rimangono nei cassetti: nemmeno una eseguita. Da qui l’accusa del presidente regionale di Legambiente: «Magistratura e forze dell’ordine continuano a fare il oro dovere, mentre la classe politica, nonostante i proclami, non h mai avviato il motore delle ruspe», accusa Michele Buonomo.

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