Napoli, scontro in procura

Inchiesta rompiballe, faccia a faccia tra Lepore e il suo vice De Chiara

Primissimo incontro dopo il botta e risposta via lettera
12 maggio 2009 - Gianluca Abate
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

NAPOLI — Se non è gelo, il barometro segna comunque freddo andante. Finisce così, dopo lo scontro a mezzo lette­ra, il tanto atteso faccia a fac­cia tra Aldo De Chiara - procu­ratore aggiunto che aveva scritto al Csm per sottolinea­re che tra le ragioni addotte dal procuratore per stralciare dall’inchiesta rifiuti la posi­zione del capo della Protezio­ne civile e del prefetto di Na­poli vi erano anche preoccu­pazioni per i rapporti con il governo impegnato nell’af­frontare l’emergenza rifiuti ­e Giovandomenico Lepore, capo dei pm che a quella «se­gnalazione » aveva risposto con un’altra lettera, questa volta per dire che le sue preoc­cupazioni erano i «rischi» di un’iniziativa all’epoca «in­completa e poco ponderata». Cioè azzardata. Il procuratore di Napoli e il suo vice si incontrano, per la prima volta dopo il durissi­mo scontro del fine settima­na, nel corso della riunione tra gli aggiunti. Aldo De Chia­ra entra con in mano la lette­ra inviata al Csm, la fa leggere al procuratore, e gli spiega: «Quando ho parlato dei rap­porti tra Governo e magistra­tura ho fatto riferimento al­l’emergenza rifiuti, a null’al­tro. Sono dispiaciuto da que­sta situazione». Perché inte­grare l’audizione già svolta davanti allo stesso Csm? «Uno scrupolo di coscienza, dovevo chiarire una dichiara­zione che avevo reso». Lepo­re ascolta in (quasi) silenzio, poi ribadisce ciò che ha scrit­to nella sua, di lettera. Punto. La riunione prosegue con ar­gomenti d'ufficio. E, se è ov­vio che non ci sarà alcuna conseguenza pratica, è altret­tanto ovvio che l’atteggia­mento del procuratore nei confronti del suo vice venga definito dal «gelido» al «mol­to freddo».

Aldo De Chiara, ancora ieri, gli ha spiegato di «non avere alcuna idea di co­me la notizia della lettera pos­sa essere venuta fuori, finita ai giornali». Questa volta, però, non è necessaria alcuna dietrologia per capire come l'iniziativa del procuratore aggiunto sia diventata di dominio pubbli­co. Semplice, se ne è discusso al Csm. E non in una riunione qualsiasi. No, in una seduta del plenum. Quella, in parti­colare, al termine della quale - il 5 maggio scorso - fu vota­ta l’approvazione della delibe­ra della settima commissione che, a proposito dello stralcio delle posizioni di Guido Ber­tolaso e Alessandro Pansa, da­va ragione ai pm sostenendo che si trattò di «revoca dell'in­chiesta ». La lettera fu inviata a Palazzo dei Marescialli pro­prio alla vigilia di quel ple­num. E il retroscena emerge dal file audio (pubblico) della riunione. Sono passati 57 mi­nuti e 25 secondi dall'inizio dell’assemblea, e - mentre si discute se rimandare la deli­bera in commissione per ulte­riori approfondimenti (la pro­posta verrà bocciata con 11 voti contro, 9 a favore e 4 aste­nuti) - il consigliere togato Bernardo Petralia (Movimen­to per la giustizia) spiega: «Se si volesse discutere la vicen­da Napoli alla luce delle di­chiarazioni rese in prima commissione, per caso io so­no venuto in possesso, e me ne scuso perché è una citazio­ne inedita ma è stata ricevuta ufficialmente in prima com­missione, di un ulteriore sup­plemento di dichiarazioni, contenute in una nota dell’ag­giunto De Chiara, estrema­mente gravi, per cui la vicen­da se si dovesse esportare in settima commissione assume­rebbe connotazioni politiche - con riguardo allo scontro tra magistratura e politica ­non proprie di quella com­missione ».

Insomma, la lettera è un (altro) buon motivo per vota­re la delibera e chiudere il ca­so, contrariamente a quanto voleva lo stesso vicepresiden­te del Csm Nicola Mancino. Ma perché? Lo chiarisce, an­cora una volta, Bernardo Pe­tralia, quando ormai sono passati 58 minuti e 9 secondi: «Nella nota pervenuta in pri­ma commissione si legge che, ove non sia risultato dal­le dichiarazioni da me (di De Chiara, ndr) rese, nella nota riunione del 24 luglio 2008, nel prospettare l’ipotesi di stralcio, il procuratore Lepo­re vi ha posto a base la preoc­cupazione per un eventuale deterioramento del rapporto istituzionale tra magistratura partenopea e Governo», in quei giorni impegnato nell’at­tività di contrasto all’emer­genza rifiuti in Campania. Eccola qui l’«integrazione» di Aldo De Chiara. Quella che ha scatenato polemiche per­ché non fu rivelata in occasio­ne dell'audizione del procura­tore aggiunto (28 aprile). E che lascia di stucco, sempre durante quel plenum, un al­tro consigliere, Francesco Sa­verio Maria Mannino (Uni­cost): «Non conosco le ulte­riori carte, ma rimango sor­preso, perché ricordo che col­lega De Chiara dopo aver fat­to l'audizione era uscito, poi ha chiesto di essere risentito per puntualizzare altre cose. Evidentemente la pratica è co­sì complessa che c’erano an­cora altre cose da puntualizza­re, per cui ha ritenuto di do­ver anche scrivere». Oggi, martedì, in­tanto la prima commissione del Csm deciderà se e quando procedere a nuove audizioni sul caso Napoli.

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