Norme antisismiche aggirate Ai domiciliari Franco Capobianco ex assessore provinciale a Caserta Fondi per una squadra di calcio

Truffa delle centrali, Regione nella bufera

Mazzette e assunzioni per il via libera agli impianti biotermici. Blitz della Finanza, 23 arresti
29 aprile 2009 - Gianni Molinari
Fonte: Il Mattino

La vicenda Non era necessario che le centrali a biomasse da costruire a Pignataro Maggiore, nel casertano, e Reino, nel Sannio, fossero ben progettate e ben costruite, né che gli adempimenti burocratici richiesti fossero correttamente adempiuti. Per allinearli alla «forma» c’era una «rete» di amicizie, complicità, favori e ovviamente soldi che arrivavano da San Marino e finivano anche in Svizzera. Una rete tanto solida da bloccare i progetti di concorrenti (tra cui Sorgenia di De Benedetti). Per il gip di Santa Maria Capua Vetere, Paola Cervo, tutto questo è associazione per delinquere, falso, corruzione, rivelazioni di segrato d’ufficio. accuse contenute in 23 ordinanze di custodia cauterale (dieci in carcere e 13 ai domiciliari) eseguite ieri dalla Guardia di Finanza di Caserta che ha scoperto una «rete» messa in piedi da due imprenditori laziali Renzo Bracciali e Gianpiero Tombolillo e oggi fa oscillare i palazzi della Regione e sussultare Caserta. Con un appendice, tutta da scrivere perché le indagini sono ancora in corso, e riguardano Andrea Cozzolino (Pd) assessore regionale alle attività produttive e Gianfranco Nappi, capo della segreteria del governatore Bassolino i cui uffici, insieme a quelli del sindaco di Pignataro Maggiore, Giorgio Magliocca (Pdl-An) sono stati perquisiti ieri dai finanzieri (i tre hanno ricevuto altrettanti avvisi di garanzia). La storia parte da Pignataro Maggiore scelto per realizzare il primo impianto: il Comune discute, si divide, ma il progetto passa. La centrale non piace al capogruppo di minoranza del Pd, Raimondo Cuccaro che a novembre del 2007 denuncia una serie di presunte irregolarità e consegna agli investigatori della Finanza le registrazioni di conversazioni per dimostrare che intorno al progetto era stato messo in piedi un meccanismo per «ammorbidire» il dissenso. Ci prova con Cuccaro, Tommaso Varrazzo, imprenditore casertano che con il figlio era socio della centrale e che gli investigatori considerano intermediari di Bracciali e Tombolillo negli ambienti politici e amministratori locali. Verrazzo allude a posti di lavoro e parla di contributi alla squadra di calcio del paese che fa riferimento al capogruppo della maggioranza Francesco d’Alonzo. I finanzieri cominciano a verificare e man mano si compone l’ordito di una rete tentacolare che arriva soprattutto all’assessorato alle Attività produttive della Regione e al Genio civile di Caserta. Alla Regione - è la ricostruzione del gip - il dirigente Vincenzo Guerriero adotta provvedimenti favorevoli a Bracciali e Tombolillo accettando la loro promessa di conferire al figlio un incarico di progettazione; il funzionario Fulvio Scia «cura» le istruttorie nei procedimenti riguardanti le società di Tombolillo, rivelando notizie riservate e ricevendo 25mila euro per fittizie prestazioni di consulenza. E poi c’è Eugenio Di Santo, che nello staff di Cozzolino si occupava delle questioni energetiche, che, oltre a rivelare i nominativi dei funzionari di volta in volta addetti alle istruttorie ha fissato incontri tra Bracciali e Tombolillo con Cozzolino. Tutto questo ha fruttato a Di Santo - stando alla ricostruzione delle fiamme gialle - tra 60 e 140 mila euro. Quanto al genio Civile di Caserta per aggirare qualche problemuccio sulle norme antisismiche sarebbe bastato convincere due funzionari Michele Testa e Mario Pasquariello a ricevere soldi e favori per ammorbidire e «correggere» la pratica. Infine, l’ex assessore alle attività produttive della Provincia di Caserta, Franco Capobianco: avrebbe assicurato il sostegno della Provincia e fatto pressioni su Cuccaro per dissuaderlo dalle proteste. In cambio Capobianco avrebbe accettato la promessa, fattagli da Tombolillo di assumere personale e avrebbe ottenuto un contratto da cinquemila euro per un suo «protetto».

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