Omicidio Orsi, preso un basista
Sembrava che il cerchio si fosse chiuso con la cattura dei tre killer responsabili dell’omicidio di Michele Orsi. E invece mancava all’appello l’uomo che nei giorni precedenti all’uccisione, sui gradini del Roxy bar dell’imprenditore nel settore dei rifiuti, aveva svolto i sopralluoghi e subito dopo era tornato sul posto come semplice curioso, confondendosi tra la folla. Era Domenico Luongo, ventitré anni, detto «o’gnomo», incensurato, operaio discontinuo nel settore edile, arrestato ieri pomeriggio dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Casal di Principe diretti dal capitano Alfonso Pannone. Pesanti i reati contestati dal pm e inclusi nell’ordinanza di custodia cautelare del gip: associazione per delinquere di stampo mafioso e concorso in omicidio. I militari lo hanno bloccato in piazza Villa mentre sostava nei pressi di uno dei tanti locali frequentati anche dai figli dei boss della camorra in carcere. Spesso era stato visto nel bar Clinton. Stando a quanto raccontano gli inquirenti, Luongo su ordine del clan dei Casalesi, avrebbe pedinato i familiari di Michele Orsi avvisando Giuseppe Setola e i suoi sugli orari. Miranda, la moglie dell’imprenditore che stava ricostruendo il sistema politico-camorristico dietro lo scandalo dei rifiuti in Campania, aveva raccontato ai carabinieri di essersi sentita pedinata nei giorni precedenti l’uccisione del marito. Dentro una Smart grigia che la seguiva fino alla scuola elementare di Trentola Ducenta, dove insegnava sostegno, c’era Mario Di Puorto, un giovane ventenne «assunto» dal clan come staffetta e confidente. Anche lui era finito in carcere a dicembre scorso, ma prima ancora le forze dell’ordine avevano arrestato i presunti esecutori materiali dell’omicidio: Oreste Spagnuolo - che agì con parrucca e occhiali da sole macchiandosi le scarpe di sangue - Alessandro Cirillo detto «o’sergente» e il capo dell’ala stragista Giuseppe Setola. Ieri, l’ultimo anello della catena di complicità è stato aggiunto alla corona di arresti. Il tacito consenso interno ed esterno al clan ha intralciato e rallentato le indagini che si sono basate, con la cattura di Luongo, su intercettazioni e immagini catturate da telecamere. Le dichiarazioni di collaboratori di giustizia hanno solo irrobustito gli elementi raccolti a carico del giovane. Perquisizioni sono state eseguite a casa dell’operaio in via Carlo Alberto Dalla Chiesa. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i fratelli Michele e Sergio Orsi avrebbero stretto accordi con il clan dei Bidognetti per la gestione dei rifiuti nel casertano. L’omicidio dell’imprenditore sarebbe stato, poi, la risposta al tradimento dei fratelli imprenditori che dalla fazione dei Bidognetti erano poi passati a quella degli Schiavone. Per eliminare Orsi il clan si era servito dei killer liberi, ma anche di giovani leve senza macchia «assunte» come spie e messaggeri. Prima d’ora Luongo non aveva mia avuto problemi con la giustizia. La fuga degli assassini di Orsi sarebbe stata vista da decine di persone, ma nessuno ha fornito elementi utili agli inquirenti. Stessa storia per la fuga degli assassini di Stanislao Cantelli, 60 anni, ucciso una domenica mattina in pieno centro a Casal di Principe in un circolo ricreativo il 5 ottobre del 2008. Durante la fuga Setola, stando ad alcune indiscrezioni, avrebbe anche mostrato una pistola al conducente di un furgone che gli ostacolava la strada mentre un vigile avrebbe visto cadere sul marciapiedi il casco indossato dai killer in fuga. Nulla è stato poi confermato in caserma.