L’appuntamento stamattina in prefettura. Sul tavolo il bilancio delle opere compiute e l’elenco dei nodi da sciogliere

Berlusconi a Napoli vertice sul piano rifiuti

Un mese fa l’apertura dell’impianto di Acerra, oggi la verifica
27 aprile 2009 - Paola Perez
Fonte: Il Mattino

Un mese fa il taglio del nastro del termovalorizzatore di Acerra, oggi il ritorno di Berlusconi a Napoli per fare il punto sulla crisi rifiuti. Stamattina il presidente del Consiglio sarà in prefettura per presiedere un vertice sul piano di rientro dall’emergenza: riunione operativa dedicata ai passi avanti fatti negli ultimi trenta giorni, agli obiettivi raggiunti e a quelli da raggiungere, allo stato di avanzamento dei cantieri. All’inizio di aprile, durante una conferenza stampa nelle aree terremotate d’Abruzzo, il premier tornava a parlare del caso immondizia e definiva il nuovo inceneritore «un dono di Dio», prototipo di tecnologia e di efficienza da replicare in almeno altre quattro regioni italiane; e, dando notizia dell’avvenuta attivazione della seconda linea dell’impianto, annunciava per fine mese «l’apertura del terzo segmento». Ma quanto c’è ancora da fare perché l’impresa possa dirsi pienamente compiuta, perché la Campania riesca ad archiviare nell’album dei cattivi ricordi l’immagine del panorama devastato da una montagna di sacchetti? Gli inceneritori. Con l’impianto di Acerra, che brucerà la quantità più consistente dei rifiuti campani (da 1300 a 2000 tonnellate al giorno, per un totale di circa 600mila l’anno), devono entrarne in funzione altri tre. Per il termovalorizzatore di Salerno, portata annua 450mila tonnellate, è stato necessario ripetere la procedura di gara perché la precedente non era stata aggiudicata. Lo smaltimento di altre 300mila tonnellate verrà affidato alle strutture di Napoli e di Santa Maria La Fossa. Per l’inceneritore del capoluogo è stata creata una società di gestione parallela all’Asìa, la Neam spa: cento per cento di capitale pubblico, 49 per cento delle azioni destinate alla vendita sul mercato. Sul fronte Santa Maria La Fossa, invece, non si registrano ancora sostanziali novità. Le discariche. Il piano di Bertolaso prevede nove siti in Campania. Cinque sono già in funzione: Chiaiano, Savignano Irpino (Avellino), Sant’Arcangelo Trimonte (Benevento), Serre (Salerno) e Ferrandella (Caserta). Lavori al rush finale per l’apertura dello sversatoio di Terzigno, che dovrebbe essere pronto a fine mese. Due vasche «strategiche» per la spazzatura prodotta a Napoli e provincia, oggi accolta quasi integralmente - con i conseguenti aggravi di costi - dall’invaso beneventano. Per completare il quadro mancano all’appello San Tammaro, Caserta e Andretta. Il compostaggio. Nota dolente del programma di rientro dall’emergenza: la Campania ha bisogno di dieci impianti per la trasformazione dell’immondizia in fertilizzante agricolo, allo stato non ne è disponibile nemmeno uno. Là dove i cantieri sono stati aperti i lavori si sono fermati per ritardi burocratici e problemi autorizzativi, altrove non è stata posata nemmeno la prima pietra per l’opposizione dei residenti nelle aree destinate a ospitare le strutture. Le ecoballe. La grande sfida è smaltirequei quattro milioni di «pacchi», dal peso pari a sei milioni di tonnellate, sparsi per tutta la regione. La quantità record è stivata a Taverna del Re (Giugliano) e Villa Literno: un milione e mezzo di pezzi per ciascun sito. Nella mappa delle aree-deposito anche l’Asi di Caivano, l’Aversana di Giugliano, Marcianise, Santa Maria La Fossa, Capua, San Tammaro, Terzigno, Acerra, Marigliano, Nocera Inferiore, Eboli, Battipaglia, Persano, Pianodardine, Flumeri, Casalduni, Fragneto Monforte. Una geografia impressionante, questa dell’immondizia arretrata e impacchettata da far scomparire: secondo i calcoli della struttura commissariale per l’emergenza rifiuti, con l’inceneritore di Acerra a pieno regime, l’operazione smaltimento potrà dirsi completa soltanto tra dieci anni. La differenziata. Un passo indietro quasi impercettibile, in situazioni normali, ma pesante quanto un macigno quando si corre verso una via d’uscita dalla crisi. Nel mese di marzo, a Napoli, la quantità di immondizia correttamente avviata al riciclo è scesa di un decimale - dal 19% al 18,9% - rispetto al mese di febbraio, che aveva invece fatto registrare un sostanzioso balzo in avanti: più due percento. La quota minima necessaria da raggiungere a fine anno per evitare il commissariamento, come ha più volte ricordato il sottosegretario Guido Bertolaso, resta fissata al 25 per cento. Otto mesi per recuperare sei punti e allontanare l’ombra del «cartellino giallo» già presentato a 190 amministrazioni comunali, con l’invito a mettersi subito in regola. Pena lo scioglimento, così come previsto dal più recente decreto legge sull’emergenza.

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