«Rifiuti, così cambiarono il contratto»

Affari enormi per le imprese che gestivano i Cdr. Il perito: fecero scomparire clausole per avere mano libera
30 aprile 2009 - Titti Beneduce
Fonte: Coriere del Mezzogiorno

NAPOLI — «Attraverso una lun­ga serie di decisioni della struttura commissariale, si è stravolta l’impo­stazione che il ministro dell’Inter­no aveva dato per la soluzione del­l’emergenza rifiuti in Campania. Si è costruita una serie di impianti di selezione meccanica e trattamento dei rifiuti solidi urbani tal quale senza tenere conto della raccolta differenziata. La gara è stata impo­stata richiedendo solo referenze re­lative all’inceneritore». A queste considerazioni è giunto l’ingegner Paolo Rabitti, perito dei pm Giusep­pe Noviello e Paolo Sirleo nel pro­cesso Bassolino sui presunti illeciti nello smaltimento dei rifiuti. An­che l’udienza di mercoledì è stata dedicata all’esame del teste da parte della pubblica accusa: dopo aver esami­nato una grande quantità di docu­menti, tra cui il bando di gara per gli impianti di cdr, il contratto e una serie di ordinanze commissaria­li, Rabitti si è fatto l’idea che il pro­getto iniziale, a basso impatto am­bientale e a costi notevolmente più ridotti, sia stato stravolto. Un pun­to fondamentale è il pagamento del­la tariffa Cip6, che nel progetto ini­ziale doveva essere corrisposta solo sul 50 per cento del cdr da bruciare mentre, più avanti, questa clausola del contratto scompare: il guada­gno, se non fosse scattata l’inchie­sta, sarebbe stato di 700 miliardi di lire: «L’estensione indebita degli in­centivi Cip6, apparentemente peral­tro non di competenza commissa­riale, alla totalità del Cdr prodotto avrebbe comportato inoltre ulterio­re guadagno dell’azienda di oltre 700 miliardi di lire e fatto aumenta­re il costo dello smaltimento di ri­fiuti a carico delle casse pubbliche. È stata fatta vincere un’Ati — ha detto ancoraRabitti — che aveva presentato documentazione non conforme alle richieste del bando e della lettera d’invito e pertanto do­veva essere esclusa dalla gara, an­che perché la documentazione era comunque insufficiente e, per quan­to riguarda il bilancio dei materiali, errata. L’inceneritore proposto era più adatto a bruciare Rsu che Cdr. La dichiarazione da parte dell’Ati Fi­sia di produrre il 35 per cento di compost rispetto ai rifiuti in ingres­so era assolutamente insostenibile dal punto di vista tecnico, come pe­raltro la mancanza di un corretto ri­ferimento alle quantità di materiali che dovevano finire in discarica ed alla localizzazione, gestione e chiu­sura delle discariche stesse. Questo ha comportato un risparmio da par­te di Fisia di oltre cento miliardi per il mancato smaltimento e la possibilità da parte dell’azienda di guardare con tutta tranquillità alle travagliate vicende della costruzio­ne dell’inceneritore. Che, peraltro, dovrebbe essere impegnato per an­ni solo per smaltire il Cdr già pro­dotto. Il contratto, dichiarato con­forme a quanto previsto dalle ordi­nanze ministeriali, ha permesso, in contrasto con le stesse ordinanze, ma anche con le prescrizioni del bando, del capitolato d’oneri e del­la lettera d’invito, che Fisia soste­nesse di non essere più gravata dal­l’onere di smaltire il Cdr nelle more della messa in funzione dell’incene­ritore, consentendo così l’accumu­lo indiscriminato di milioni di ton­nellate di balle di Cdr in tutta la re­gione ». Nella prossima udienza i pm dovrebbero ultimare l’esame del teste; la parola, quindi, passerà agli avvocati della difesa.

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