«Rifiuti, così cambiarono il contratto»
NAPOLI — «Attraverso una lunga serie di decisioni della struttura commissariale, si è stravolta l’impostazione che il ministro dell’Interno aveva dato per la soluzione dell’emergenza rifiuti in Campania. Si è costruita una serie di impianti di selezione meccanica e trattamento dei rifiuti solidi urbani tal quale senza tenere conto della raccolta differenziata. La gara è stata impostata richiedendo solo referenze relative all’inceneritore». A queste considerazioni è giunto l’ingegner Paolo Rabitti, perito dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo nel processo Bassolino sui presunti illeciti nello smaltimento dei rifiuti. Anche l’udienza di mercoledì è stata dedicata all’esame del teste da parte della pubblica accusa: dopo aver esaminato una grande quantità di documenti, tra cui il bando di gara per gli impianti di cdr, il contratto e una serie di ordinanze commissariali, Rabitti si è fatto l’idea che il progetto iniziale, a basso impatto ambientale e a costi notevolmente più ridotti, sia stato stravolto. Un punto fondamentale è il pagamento della tariffa Cip6, che nel progetto iniziale doveva essere corrisposta solo sul 50 per cento del cdr da bruciare mentre, più avanti, questa clausola del contratto scompare: il guadagno, se non fosse scattata l’inchiesta, sarebbe stato di 700 miliardi di lire: «L’estensione indebita degli incentivi Cip6, apparentemente peraltro non di competenza commissariale, alla totalità del Cdr prodotto avrebbe comportato inoltre ulteriore guadagno dell’azienda di oltre 700 miliardi di lire e fatto aumentare il costo dello smaltimento di rifiuti a carico delle casse pubbliche. È stata fatta vincere un’Ati — ha detto ancoraRabitti — che aveva presentato documentazione non conforme alle richieste del bando e della lettera d’invito e pertanto doveva essere esclusa dalla gara, anche perché la documentazione era comunque insufficiente e, per quanto riguarda il bilancio dei materiali, errata. L’inceneritore proposto era più adatto a bruciare Rsu che Cdr. La dichiarazione da parte dell’Ati Fisia di produrre il 35 per cento di compost rispetto ai rifiuti in ingresso era assolutamente insostenibile dal punto di vista tecnico, come peraltro la mancanza di un corretto riferimento alle quantità di materiali che dovevano finire in discarica ed alla localizzazione, gestione e chiusura delle discariche stesse. Questo ha comportato un risparmio da parte di Fisia di oltre cento miliardi per il mancato smaltimento e la possibilità da parte dell’azienda di guardare con tutta tranquillità alle travagliate vicende della costruzione dell’inceneritore. Che, peraltro, dovrebbe essere impegnato per anni solo per smaltire il Cdr già prodotto. Il contratto, dichiarato conforme a quanto previsto dalle ordinanze ministeriali, ha permesso, in contrasto con le stesse ordinanze, ma anche con le prescrizioni del bando, del capitolato d’oneri e della lettera d’invito, che Fisia sostenesse di non essere più gravata dall’onere di smaltire il Cdr nelle more della messa in funzione dell’inceneritore, consentendo così l’accumulo indiscriminato di milioni di tonnellate di balle di Cdr in tutta la regione ». Nella prossima udienza i pm dovrebbero ultimare l’esame del teste; la parola, quindi, passerà agli avvocati della difesa.