Impregilo, metà dei fondi restano bloccati
Tornano nella disponibilità dell’Impregilo 301 milioni di euro sui 750 sequestrati dalla Procura di Napoli nell’ambito dell’inchiesta su presunte irregolarità nel ciclo di smaltimento dei rifiuti. Lo ha stabilito la seconda sezione penale della Cassazione confermando in parte quanto già deciso l’8 agosto dal Tribunale del Riesame, che aveva disposto l’annullamento del sequestro preventivo e la restituzione dei beni. Per gli altri 450 milioni, invece, ogni decisione è rinviata a una nuova valutazione da parte dei giudici di merito. Ciò in parziale accoglimento del ricorso dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo. A questo punto il Riesame di Napoli dovrà valutare se sottoporre o meno a sequestro cautelare le seguenti somme dissequestrate con ordinanza dello scorso 24 luglio: 53 milioni di euro pari a quanto anticipato dal commissariato straordinario per la realizzazione degli impianti delle province campane diverse da quella di Napoli; 141 milioni di euro di crediti certi, liquidi ed esigibili vantati nei confronti dei Comuni e non ancora incassati. Inoltre il Tribunale dovrà valutare se sequestrare 99 milioni relativi a spese sostenute dal commissariato per lo smaltimento dei rifiuti a valle della lavorazione degli impianti di Cdr, altri 51 corrispondenti al mancato deposito cauzionale e altri 103 pari al valore delle opere realizzate nella costruzione del termovalorizzatore di Acerra fino al 31 dicembre 2005. La sentenza della Cassazione, le cui motivazioni saranno depositate entro trenta giorni, rappresenta l’ennesima pagina di una battaglia giudiziaria tra il colosso delle costruzioni e i magistrati della Procura partenopea. Non è la prima volta, peraltro, che i supremi giudici si pronunciano su questa vicenda. Il 28 marzo del 2008 la Cassazione a sezioni unite aveva dato ragione a Impregilo e aveva già rimandato al Riesame le valutazioni sul procedimento relativo al trattamento dei rifiuti in Campania nell’ambito del quale la Procura aveva disposto un sequestro preventivo di 750 milioni, ordinando di rivederlo al ribasso. «Siamo ovviamente soddisfatti - dichiarano al Mattino i sostituti Noviello e Sirleo - anche perché questa decisione riporta nei giusti binari i termini della vicenda giudiziaria, al di là di astruse ipotesi». Ottimismo viene espresso dai legali della società: «Questa decisione della Cassazione ci lascia sereni - spiega l’avvocato Gianluigi Tizzoni, che rappresenta la società Fibe, consociata di Impregilo - perché i circa 450 milioni il cui dissequestro dovrà essere rivalutato dai giudici di merito si riferiscono a spese vive e fideiussioni che non possono essere considerate profitto, come stabilito lo scorso anno dalle sezioni unite della Cassazione». Il legale ha spiegato che «probabilmente la seconda sezione ha annullato con rinvio, parzialmente, il dissequestro perché effettivamente nella sentenza del Tribunale del Riesame c’è un difetto di motivazione per quanto riguarda la nozione di profitto. Ma, ripeto, siamo sereni». Cauto l’avvocato Alfonso Stile, difensore di Impregilo: «Il dispositivo non è esemplare per chiarezza. Da quello che leggiamo la Cassazione ha deciso il rinvio al Riesame che aveva ritenuto superfluo motivare specificamente alcuni aspetti. Nel complesso se le cose stanno così non ci sarebbe che essere soddisfatti. Mi dispiace, però, che questa vicenda continui a trascinarsi sia pure per ragioni di carattere formale».