Sversamenti abusivi: un anno e mezzo agli ex-responsabili del depuratore di Cuma

Mare avvelenato, ci sono già due condanne

Ne mirino della Procura la mancata manutenzione degli impianti: false relazioni tecniche per ingannare la Regione ed ottenere la deroga per scaricare in mare sostanze inquinanti
23 aprile 2009 - Titti Beneduce
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
Il depuratore non funziona per­ché risparmio sulla manutenzione? Faccio ri­sultare che è colpa di un impianto mancante, imbroglio la giunta regionale e ottengo una de­roga per scaricare in mare l’acqua avvelenata. 
Il trucco l’avevano escogitato i vertici della dit­ta Pianese, che negli anni passati gestiva il de­puratore di Cuma. Lo scoprirono i pm Giusep­pe Noviello e Francesco Chiaromonte; quell’ac­cusa, sostenuta in aula dalla loro collega Stella Castaldo, è stata ritenuta convincente dal giu­dice monocratico di Pozzuoli, che un paio di settimane fa ha condannato a un anno e mez­zo di reclusione l’ex responsabile del depurato­re e il direttore tecnico. Il processo, per la veri­tà, è diviso in due tronconi: le condanne di Pozzuoli sono per frode in pubbliche forniture e danneggiamento (l’assenza di manutenzio­ne ebbe ripercussioni sull’attività dell’impian­to e provocò danni all’ambiente). È finita al Tribunale di Napoli, invece, la parte relativa al­l’abuso di ufficio e al falso per induzione (una relazione tecnica affermava che la causa della mancata depurazione delle acque fosse l’assen­za di un impianto di ossidazione; non era così, perché pur in assenza dell’impianto il proces­so di ossidazione si poteva realizzare. Tratta in inganno, la giunta regionale concesse le dero­ghe per sversare in mare l’acqua avvelenata). I due imputati che hanno scelto il patteggia­mento sono stati condannati anche dal gup; un altro, invece, è in attesa del dibattimento.

Ieri, intanto, nell’aula bunker è ripreso il processo Bassolino. Davanti ai giudici conti­nuano a sfilare i testimoni dell’accusa: ieri è toccato ad Arturo Rigillo, urbanista ex presi­dente di un comitato sulle cave e di uno sulla fos, e a Paolo Rabbitti, il consulente dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo. Il comitato sulla fos(la frazione organica stabilizzata) si ac­corse che la percentuale era troppo alta e se­gnalò il problema agli imputati Vanoli e Acam­pora; una corretta raccolta differenziata avreb­be evitato questo inconveniente. Quanto a Rabbitti, ha ricordato che già in sede di proget­tazione degli impianti di cdr (combustibile da rifiuti) era evidente che non venivano rispetta­te le condizioni e le prescrizioni del bando di gara: ciò nonostante Impregilo andò avanti per la sua strada. È stata affrontata ancora la questione delle ecoballe, se dovessero essere smaltite subito o venire stoccate in attesa del­la costruzione dell’inceneritore di Acerra. Per Rabbitti la frase originaria del bando, che non lasciava dubbi sullo smaltimento immediato, venne poi modificata e resa più sfuggente.
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