Impregilo, dissequestro a metà

I 750 milioni di euro sequestrati a Impregilo dalla Procura di Napoli nel giugno scorso e successivamente dissequestrati al Riesame, non possono tornare completamente a disposizione del gruppo. Lo ha stabilito la seconda sezione penale della Cassazione, accogliendo il ricorso dei pm napoletani Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, e annullando il provvedimento, ad eccezione di una parte della somma, 301 milioni e 604 mila euro, i soli così a restare dissequestrati. Per il resto della cifra, 450 milioni circa, è stata disposta la trasmissione degli atti al tribunale di Napoli, in quanto il Riesame non avrebbe motivato correttamente la decisione. 

Impregilo si aggiudicò nel 2000 l´appalto per la gestione dei rifiuti in Campania. I 750 milioni di euro sono il valore dei conti correnti italiani sequestrati su ordine del gip Saraceno nell´ambito del processo istruito sul caso. I legali di Impregilo si dicono sereni, lo è stata molto meno la borsa, dove il titolo della società ieri ha perso il 7 e 40 per cento, a un prezzo di 2 euro e 16 centesimi. Nel corso della seduta, sono passate di mano complessivamente 22 milioni di azioni Impregilo, pari al 5 e mezzo per cento del capitale sociale, vale a dire il triplo della media dell´ultimo mese di contrattazioni. Gianluigi Pizzoni, l´avvocato che rappresenta Fibe (di cui Impregilo è parte), dice: «La decisione della Cassazione ci lascia comunque sereni, perché a proposito dei restanti 450 milioni all´attenzione del Riesame, è stato chiarito che non si tratta di profitto, ma di costi vivi e fidejussioni. Evidentemente c´è un difetto di motivazione che dovrà essere colmato».
I 450 milioni su cui il Riesame deve esprimersi sono così divisi: 53 sono quelli anticipati dal Commissariato per la costruzione di impianti fuori Napoli; 141 di crediti vantati nei confronti dei Comuni; 99 per spese di smaltimento; 51 di mancato deposito cauzionale; 103 di spesa per le opere relative ad Acerra fino al 2005.