Ecoballe, braccio di ferro in aula sullo stoccaggio
9 aprile 2009 - Titti Beneduce
Fonte: Corriere del mezzogiorno
Lo stoccaggio delle ecoballe nei siti per la produzione di cdr è stato al centro dell’udienza del processo Bassolino che si è svolta ieri. Per la seconda volta è stato sentito come teste Sergio Pomodoro, l’ex dirigente di Impregilo che, in particolare, curava i rapporti con le banche.
La tesi dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo è che, pur essendosi le aziende impegnate a smaltirle altrove non appena prodotte, le ecoballe furono mantenute negli impianti per essere bruciate nel termovalorizzatore di Acerra e diventare, in questo modo, fonte di guadagno. Quali disastri abbia provocato all’ambiente e al territorio la loro permanenza è cosa arcinota e sotto gli occhi di tutti.
Sergio Pomodoro ha riferito che lasciare le balle negli impianti per la produzione di cdr era l’unica soluzione praticabile, come emerse da una ricognizione: non c’erano, in Italia, inceneritori in grado di bruciarle. La sua deposizione viene valutata in maniera opposta da accusa e difesa: per i pm, questo dimostra per esempio che la lettera in cui Paolo Romiti si impegna a effettuare il recupero energetico altrove è stata scritta in mala fede. Per i difensori degli imputati, la testimonianza di Pomodoro conferma invece che non c’era alternativa allo stoccaggio in Campania. I pm sottolineano poi come, nelle ordinanze in cui si autorizzava la permanenza delle ecoballe nei siti — la prima riguarda Caivano ed è del 2001 — sia stato «omissato» il passaggio in cui si faceva riferimento al recupero immediato dell’energia. Una maniera, secondo l’accusa, per violare gli impegni senza però incorrere nel reato di falso. Il teste, inoltre, ha affermato che c’era un accordo politico per derogare dal contratto. La prossima udienza è fissata per il 22 aprile. Dovrebbero essere sentiti Arturo Rigillo, presidente di un comitato tecnico col compito di tracciare le linee guida sulla frazione organica stabilizzata, e Giovanni Rabbitti, il consulente della Procura.
Il consiglio giudiziario, intanto, ha dato parere favorevole alla riconferma di Giovandomenico Lepore a capo della Procura.
Sergio Pomodoro ha riferito che lasciare le balle negli impianti per la produzione di cdr era l’unica soluzione praticabile, come emerse da una ricognizione: non c’erano, in Italia, inceneritori in grado di bruciarle. La sua deposizione viene valutata in maniera opposta da accusa e difesa: per i pm, questo dimostra per esempio che la lettera in cui Paolo Romiti si impegna a effettuare il recupero energetico altrove è stata scritta in mala fede. Per i difensori degli imputati, la testimonianza di Pomodoro conferma invece che non c’era alternativa allo stoccaggio in Campania. I pm sottolineano poi come, nelle ordinanze in cui si autorizzava la permanenza delle ecoballe nei siti — la prima riguarda Caivano ed è del 2001 — sia stato «omissato» il passaggio in cui si faceva riferimento al recupero immediato dell’energia. Una maniera, secondo l’accusa, per violare gli impegni senza però incorrere nel reato di falso. Il teste, inoltre, ha affermato che c’era un accordo politico per derogare dal contratto. La prossima udienza è fissata per il 22 aprile. Dovrebbero essere sentiti Arturo Rigillo, presidente di un comitato tecnico col compito di tracciare le linee guida sulla frazione organica stabilizzata, e Giovanni Rabbitti, il consulente della Procura.
Il consiglio giudiziario, intanto, ha dato parere favorevole alla riconferma di Giovandomenico Lepore a capo della Procura.