Scarichi diretti nel lago Sull’arenile di Cuma i canali sversano anche scarti ospedalieri

Scoppiano le fogne, liquami nell’Averno

Piano d’urgenza della Regione. Esperti già al lavoro a Pozzuoli per tentare di salvare la balneazione
9 aprile 2009 - Gigi Di Fiore
Fonte: Il Mattino

Cuma. Mucchietti di cotton fioc ormai di color pece, brandelli di garze chissà quanto tempo fa sterili. Alla foce del depuratore di Cuma, si passeggia su una battigia sommersa da scarti di materiale ospedaliero arrivati qui dai tubi delle fogne. Il sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, ha le sue certezze e denuncia: «L’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli scarica i suoi rifiuti direttamente in mare, saltando l’impianto di depurazione». Basterebbe una retina a filtrare quest’ammasso da vomito a pochi metri dal mare. Una retina che faccia passare l’acqua di scarico, bloccando invece tutti gli scarti solidi riversati senza tanti complimenti nelle condotte fognarie. Paradossi della depurazione delle acque tra il litorale flegreo e quello domizio, una storia infinita da eterna incompiuta datata almeno un quarto di secolo. L’ultimo incidente è di appena pochi giorni fa. Così incredibile da aver fatto scatenare anche le telecamere di «Striscia la notizia»: mare di colore marrone, tanfo inconfondibile. Responsabile, stavolta, è il «derivatore Toiano», nell’omonimo rione di Pozzuoli, lo snodo di raccordo delle condotte delle fogne che confluiscono in quella principale che sbocca poi a mare. Troppa sabbia, detriti e il «derivatore» si è intasato. Dice Alberto M., che abita non lontano dalla zona del depuratore di Cuma: «Non è raro che si creino problemi. Il mare e la spiaggia vedete in che condizione sono, ma forse questo scempio fa meno notizia dei rifiuti per strada». Il tam tam dei problemi al «derivatore Toiano» è rimbalzato attraverso le denunce e le segnalazioni dell’associazione «Costa dei sogni», che da almeno sette anni tiene d’occhio quello che accade su questo litorale tra le province di Napoli e Caserta. Nonostante i pochi riflettori, è stato un tam tam così ossessivo da costringere la Regione Campania ad intervenire. Allo snodo incriminato, l’ultimo della serie, sono al lavoro in queste ore gli operai della ditta «Uniter spa» che gestisce per contratto il collettore di Cuma. Dovrà spurgare il «derivatore Toiano», ma anche controllare ogni settimana il funzionamento del collettore per l’intera stagione balneare. Così prevede l’accordo, fresco di firma. Un intervento di emergenza, che servirà, in maniera indiretta, anche ad alleviare l’inquinamento nel lago d’Averno dove, per l’intasamento delle condotte, si è riversata per giorni acqua fetida. Spiega l’avvocato Gaetano Montefusco, legale dell’associazione «Costa dei sogni», da anni impegnato nelle battaglie ambientali sul litorale: «Parliamo di una costa di 40 chilometri, con 26 comuni, dove si riversano acque non depurate. Scarichi non filtrati, che da tempo avrebbero dovuto essere portati ad alta profondità attraverso una condotta sottomarina. Quei lavori furono decisi da un protocollo siglato tra varie istituzioni due anni fa. Non sono mai partiti ». Decine e decine di stabilimenti balneari sono vittime di scarichi che inquinano un mare diventato simulacro di se stesso. È un vero scempio ecologico, che ben cinque impianti avrebbero dovuto evitare. Ma alla foce del depuratore di Cuma si riversano qualcosa come 20 tonnellate di acque reflue al giorno. Secondo i calcoli dell’associazione «Costa dei sogni», ogni anno si arriva a 7300 tonnellate di «reflui», i rifiuti sia trattati sia non trattati delle acque fognarie, che si ammassano sulla riva di un litorale infelice. L’acqua del mare è bassa e, quando ci si mettono i venti, per decine di chilometri il risultato è una colorazione marrone da rabbrividire. E c’è chi parla di «risorsa mare» per il turismo campano. Immagine che qui fa sorridere. Di amarezza.

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