Tensione alle stelle dopo la fumata nera sul rifinanziamento per 17 milioni della società regionale

Ex Recam, l’aula non decide sassaiola e assedio al Palazzo

In rivolta i 150 dipendenti: segnali divelti, auto danneggiate
3 aprile 2009 - Gerardo Ausiello
Fonte: Il Mattino

Il consiglio regionale non approva la norma per ripianare i debiti dell’ex Recam e all’esterno si scatena la rivolta dei dipendenti della società ambientale, molti dei quali ex Lsu. In pochi istanti il Centro Direzionale si trasforma in un campo di battaglia: i lavoratori lanciano sassi e grate sollevate dal pavimento, impugnano spranghe di ferro ricavate dai segnali stradali, tentano di forzare il blocco dei poliziotti per entrare nell’edificio. Sono momenti drammatici, la tensione è alle stelle: alla fine solo lo sforzo di venti agenti, coordinati dal dirigente del commissariato Vasto-Arenaccia Pasquale Trocino, evita il peggio e permette ai consiglieri regionali di lasciare il palazzo senza gravi ripercussioni. Numerose, però, le auto danneggiate dai ribelli che poi, approfittando del caos, fuggono facendo perdere le loro tracce. Sono comunque in corso le indagini della Digos e della Scientifica per identificare i protagonisti della rivolta anche attraverso le immagini riprese dalle telecamere. A scatenare la rabbia dei lavoratori l’ennesima fumata nera avvenuta poco prima in aula. La seduta si è infatti conclusa alle 18 senza l’approvazione della norma con cui si stanziano 17 milioni per ripianare i debiti dell’azienda interamente controllata dalla Regione. Il dibattito è stato lungo, a tratti aspro: in apertura di seduta Pietro Diodato (An) ha denunciato l’assenza degli assessori regionali competenti Walter Ganapini e Corrado Gabriele (il quale ha fatto sapere di essere all’estero per «urgenti motivi personali»), chiedendo la sospensione dell’esame del provvedimento. Di parere contrario Michele Caiazzo (Pd), secondo il quale «l’argomento è stato già approfondito in commissione». La proposta dell’opposizione è stata respinta. È stata quindi la volta di Felice Iossa (Pd) che ha chiesto di convocare in commissione l’amministratore delegato per sapere quali prospettive industriali e occupazionali la società è in grado di offrire e per conoscere i dettagli sulle assunzioni: «Sono state fatte senza concorso - ha tuonato - la società va commissariata». Su questa proposta la seduta è stata sospesa per un’ora. A favore hanno votato l’opposizione, l’Udeur e alcuni esponenti della maggioranza. Contro parte del Pd e i gruppi di sinistra. Una spaccatura stigmatizzata da Salvatore Ronghi (Mpa): «Quanto accaduto evidenzia l’implosione del centrosinistra che non solo non è in grado di garantire i dipendenti della ex Recam ma persino la prosecuzione dei lavori del Consiglio. La vicenda è finita malissimo per l’inaudita indifferenza del governatore e dei suoi assessori, risultati per la seconda volta assenti tanto da far dichiarare la seduta nulla». I lavori sono stati appunto sospesi scatenando la rivolta dei dipendenti, alcuni dei quali hanno successivamente incontrato una delegazione di consiglieri con cui hanno raggiunto un accordo: l’assemblea si riunirà a oltranza lunedì per l’approvazione della manovra anti-deficit. Restano le incertezze sul piano industriale per il rilancio dell’Astir, che prevede un investimento di 150 milioni in tre anni e senza il quale il futuro dell’azienda appare a rischio.

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