Prossima tappa Salerno impianti compost al palo

Servono nuove discariche per scongiurare il rischio di crisi
27 marzo 2009 - Gerardo Ausiello
Fonte: Il Mattino

L’apertura del termovalorizzatore di Acerra è il primo passo per il superamento dell’emergenza rifiuti attraverso la nascita di un ciclo industriale di smaltimento. Ma di inceneritori, per coprire il fabbisogno della Campania, ne serviranno altri tre (l’ipotesi del quinto impianto, inizialmente ipotizzato dal premier Silvio Berlusconi, è infatti tramontata): da quello di Salerno verranno bruciate 450mila tonnellate, da Napoli e Santa Maria La Fossa 300mila. Ad Acerra, che entrerà a regime a giugno, spetta invece la mole maggiore: dalle 1.300 alle 2.000 tonnellate al giorno per un totale di 600mila all’anno. Oltre cento, inoltre, i megawatt di energia prodotti e che verranno acquisiti dalla Gse, Gestore servizi elettrici, con cui A2A ha firmato ieri una convenzione. Per l’impianto del capoluogo partenopeo è stato siglato un accordo di programma che affida all’Asìa la progettazione, la costruzione e la gestione. Ora bisognerà rimboccarsi le maniche e accelerare il più possibile. Quanto a Salerno, il sindaco Vincenzo De Luca ha avviato la gara di affidamento che tuttavia non è stata aggiudicata. La procedura va ripetuta. Tutto fermo, viceversa, sul fronte di Santa Maria La Fossa. Accanto a questo, il piano messo a punto dal sottosegretario all’Emergenza Guido Bertolaso e tracciato nella legge regionale prevede nove discariche distribuite in tutto il territorio. Attualmente sono in funzione i siti di Savignano Irpino nell’Avellinese, Sant’Arcangelo Trimonte nel Beneventano e ancora Serre, in provincia di Salerno e Ferrandella in Terra di Lavoro. Infine Chiaiano, nell’area nord di Napoli, avviato dopo un lungo braccio di ferro con le popolazioni locali. Restano ancora da aprire gli sversatoi di Terzigno, San Tammaro, Caserta e Andretta. In questo modo, secondo lo stesso Bertolaso, sarà possibile garantire la totale copertura dell’immondizia prodotta dalla Campania archiviando definitivamente il pericolo di rivedere i cumuli di sacchetti in strada. Ci sono, poi, gli impianti di compostaggio, destinati alla produzione di fertilizzante agricolo. Qui la situazione resta critica: le strutture previste sono una decina, ma allo stato nessuna di queste è funzionante. In certi casi i lavori sono sospesi per ritardi nelle procedure burocratiche o per problemi di autorizzazione. Altri impianti sono definitivamente tramontati a causa delle resistenze incontrate sui territori. Per il trattamento del percolato, invece, è prevista la creazione di un impianto all’interno della discarica di Savignano Irpino. Un ruolo cruciale nel sistema spetterà alla raccolta differenziata su cui pure si sta lavorando senza sosta: a partire dal secondo semestre del 2008, come spiegato dallo stesso Bertolaso nella relazione al Parlamento, molti comuni della regione hanno avviato il sistema del riciclaggio porta a porta che ha prodotto un primo, incoraggiante risultato: l’incremento medio complessivo è stato pari al 9%. Ma la strada è ancora lunga e i problemi da affrontare molteplici, a partire dalla costruzione delle isole ecologiche fino alla raccolta degli ingombranti. Resta il nodo delle ecoballe, strettamente legato al discorso sulle bonifiche: ve ne sono sei milioni di tonnellate (4 milioni di pezzi) sparse per la Campania e non è ancora chiaro come verranno smaltite. A ospitarne un numero record sono le località di Taverna del Re a Giugliano e Lo Spesso a Villa Literno (un milione e mezzo di balle ciascuna). Seguono l’area Asi a Caivano (304mila) e l’area dell’Aversana, sempre a Giugliano (189mila). Ma, dal 2001 a oggi, tanti depositi sono sorti da una parte all’altra della regione: nel Casertano si trovano a Marcianise, Santa Maria La Fossa, Capua e San Tammaro; in provincia di Napoli - oltre al mega-serbatoio di Giugliano - si contano Terzigno, Caivano, Acerra e Marigliano. Nel Salernitano sono stati allestiti i siti di Nocera Inferiore, Eboli, Battipaglia e Persano. Infine l’Avellinese con Pianodardine e Flumeri e il Beneventano con Casalduni e Fragneto Monforte. Secondo i calcoli del commissariato straordinario il termovalorizzatore di Acerra, una volta a regime, potrà smaltire 219mila tonnellate all’anno. Considerando gli altri tre inceneritori (una volta che entreranno in funzione), il totale annuo di balle raggiunge le 900mila tonnellate. Per portare a termine l’operazione, pertanto, occorreranno almeno dieci anni. Infine l’impressionante mole di debiti accumulati nel corso della gestione commissariale: quasi mezzo miliardo di debiti pregressi e 830 milioni da pagare per i contenziosi giudiziari.

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