Il gruppo Bertolaso: noi, più forti di tutto

Impregilo attacca i giudici: messi al bando come il diavolo
27 marzo 2009 - Paolo Russo
Fonte: Il Mattino

Acerra. Grazie Marta. Grazie Ettore, Tullio, Claudio, Stefania, Nicola, Franco, Tonino... Tra le immagini dei roghi che scorrono alle sue spalle e il cerimoniale che detta i tempi, c’è spazio solo per pronunciare una decina di nomi. Guido Bertolaso parla a braccio. Nell’hangar ci sono tutti i suoi uomini e non può nominarli tutti. Nel colpo d’occhio del nuovo termovalorizzatore ci sono dieci mesi di lavoro e la «missione Campania» cominciata venerdì 23 maggio 2008, con la firma del decreto della svolta: pieni poteri, Esercito in campo, discariche da aprire subito. Da quel giovedì 22 maggio del disastro rifiuti raccontato da Annozero a un altro giovedì, ieri: il giorno del pulsante che, trecento giorni dopo i roghi e la «diossina pura» che infestava la Campania, brucia i rifiuti e li trasforma in energia elettrica. Ora Bertolaso può raccontare il lavoro d’èquipe «nonostante i tanti ostacoli» e ringraziare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il cardinale Crescenzio Sepe, il premier Silvio Berlusconi e il sottosegretario Gianni Letta. Poi si rivolge a chi può chiamare solo per nome, alla sua squadra. «Grazie. Grazie di avermi dato la possibilità di dimostrare che la strategia era giusta e di aver potuto coltivare un sogno che ora diventa realtà». A loro, ai «Bertolaso boys», riserva anche una metafora. Uomini di Stato certo, che si sono comportati come «soccorritori impavidi di un pedone investito da un auto pirata. Capaci di sfidare il rischio di un eccesso di velocità pur di salvarlo». Ostacoli superati. Non solo blocchi stradali e proteste, ma anche inchieste giudiziarie. In platea, tra gli ospiti d’onore della cerimonia, ci sono anche il procuratore generale Vincenzo Galgano e il procuratore capo Giovandomenico Lepore. Il termovalorizzatore di Acerra è una delle opere, la più imponente, finita al centro delle inchieste della Procura di Napoli sulla gestione commissariale dell’emergenza. I quattro anni trascorsi per far ripartire i lavori sono stati una delle conseguenze. Impregilo e i vertici societari degli anni passati sono finiti sotto processo. Il primo nome che Bertolaso pronuncia nei suoi personali ringraziamenti, è quello di Marta De Gennaro, il suo ex braccio destro alla Protezione civile. C’è anche lei nel piazzale dell’impianto, e basta attendere l’intervento sul palco dell’attuale presidente di Impregilo Massimo Ponzellini perché cento sguardi si spositino sulla terza fila, dove c’è l’espressione imperturbabile del procuratore Lepore. «Contro il diavolo che stavamo costruendo - dice Ponzellini - c’è stato scatenato contro di tutto, dalle processioni religiose a quelle esoteriche, al sequestro record per 750 milioni di euro protratto per 14 mesi, ai nostri operai scortati al lavoro da 450 militari». La polemica è diretta. Il presidente di Impregilo ricostruisce le tappe e le difficoltà che hanno accompagnato la realizzazione del termovalorizzatore di Acerra. «La nostra azienda - ha ricordato Ponzellini - è stata bandita dal Paese mentre continuava a lavorare all'estero perchè qui non poteva più lavorare. Oggi possiamo dire di essere fieri di quello che abbiamo fatto». Quattro anni, dal 2000 al 2004, per ottenere tutte le autorizzazioni. Poi lo stop ai lavori nel 2007 per mancanza di soldi. «Tempi troppo lunghi per un'impresa - ha sottolineato - e che hanno portato ad un grave ritardo. E meno male che nel giugno dello scorso anno il nuovo governo ci ha tirato fuori dallo stallo incaricandoci di riprendere i lavori interrotti». Parole che non lasciano certo insensibile il premier Berlusconi. «Gli uomini di Impregilo - dice subito nel suo intervento il capo del governo - sono veri eroi. Eroi che qualcuno ha cercato di ostacolare, ma hanno tenuto duro». Inchiesta e proteste. La corsa a ostacoli è durata cinque anni, gli ultimi dieci mesi d’un fiato. Quanto basta per rinsaldare l’orgoglio dei «Bertolaso boys», e rilanciare la sfida per le prossime scadenze, per completare il piano. Resta il rammarico del sottosegretario, peraltro confessato proprio all’inizio del suo discorso, per quelle immagini che scorrono sul video, difficili da cancellare. «In questi anni - dice Bertolaso - abbiamo assistito a forme di autogol con associazioni e cittadini che, come fosse una sport nazionale, chiamavano la stampa estera per far vedere le nostre vergogne anzichè le nostre bellezze. Ci siamo fatti del male da soli».

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