Il premier inaugura l’inceneritore «Questo non è un punto di arrivo ma di partenza: la strada è giusta» «Abbiamo dimostrato che i blocchi e le occupazioni non servono Siamo dalla parte dei cittadini»

Termovalorizzatore acceso «Così vince la democrazia»

Acerra, via all’impianto. Berlusconi incassa l’elogio di Napolitano
27 marzo 2009 - Adolfo Pappalardo
Fonte: Il Mattino

Acerra. Quasi si commuove Guido Bertolaso quando il premier, rivolto alla platea, gli alza il braccio in segno di vittoria. Un gesto che dimostra come l’emergenza rifiuti, dopo mesi di tensioni e duro lavoro, possa essere archiviata con l’avvio, ieri, del termovalorizzatore. Una partita vinta «perché ci ho messo il cuore ed abbiamo dimostrato che lo Stato è tornato a fare lo Stato», spiega trionfante Silvio Berlusconi prima di dare una stoccata: «Con i governi di centrosinistra per democrazia s’intendeva l’occupazione di aree ed aeroporti: noi, invece, la pensiamo in modo diverso». Sono i toni raggianti di chi è arrivato ad Acerra, non solo a tagliare un nastro, ma soprattutto ad incassare la vittoria di una partita iniziata esattamente dieci mesi fa. A spiergarla, questa vittoria, sotto lo sguardo del Cavaliere, ci sono tutti i giocatori della squadra: il sottosegretario Bertolaso, appunto, Massimo Ponzellini, presidente di Impregilo, Giuliano Zuccoli, numero uno di A2A, rispettivamente la società che ha costruito l’impianto e quella che lo gestirà. E ancora Letizia Moratti nella sua veste di azionista, come sindaco di Milano, della A2A. Non sono stati invitati a parlare, invece, il governatore Bassolino e il sindaco Iervolino, presenti solo nella veste di invitati. E se la seconda sceglie con i giornalisti il silenzio, il primo concede a Berlusconi l’onore delle armi: «Bertolaso c’era anche prima ma ora dietro c’è una maggioranza di governo coesa e leggi diverse». Già ieri, a prima mattina, chi ha visto il premier uscire dall’hotel Vesuvio («Auguri a Napoli, auguri alla città», ha detto alla folla che l’attende) ha capito come il film della giornata sarebbe stato incentrato su un unico protagonista. L’arrivo nell’hangar dell’impianto è poco prima di mezzogiorno. Tra una banda di bersaglieri e un gruppo di maestranze che il Cavaliere saluta personalmente con strette di mano e pacche sulle spalle. Insieme a lui il sottosegretario Gianni Letta che gli ha già anticipato il testo della lettera speditagli da Napolitano con cui il capo dello Stato si complimenta del «forte impegno, della serietà» con cui il governo «ha sbloccato la situazione che ha tanto danneggiato l’immagine di Napoli». Il primo a parlare è Bertolaso che spiega, dopo la visione di una puntata di «Annozero» del 22 maggio scorso, il lavoro fatto sinora. Prima, però, fa una premessa: «Immagini, quelle delle strade invase dai rifiuti, che mostro oggi per ricordare, a chi ha la memoria corta, a come eravamo ridotti». «Ci siamo sporcati le mani - continua - ma abbiamo sempre saputo che avevamo la coscienza pulita e la nostra strategia poteva essere vincente». Infine tiene a chiarire: «Il cardinale Sepe non c’è non perché, come ho letto, non volesse ma perchè impegnato in un incontro programmato da tempo. Con lui ci sentiamo costantemente». In prima fila ad ascoltare ci sono anche il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e il commissario Ue Antonio Tajani. Più duro, invece, sarà il numero uno di Impregilo. Ne ha per magistrati e politici quando racconta le tappe di un cul de sac durato cinque anni. «Provo tanta amarezza - esordisce Massimo Ponzellini - perché abbiamo firmato il contratto il 6 giugno del 2001 ma, invece, di iniziare i lavori nel gennaio successivo, siamo partiti nell’agosto del 2004. Ma solo perché c’erano 450 agenti». Poi elenca lo scoglio più grosso apparso lungo la rotta della nave Impregilo. «Il sequestro record di 750 milioni di euro e il divieto di partecipare a gare in Italia. La svolta dieci mesi fa quando ci è stato chiesto di continuare i lavori e noi abbiamo accettato perché fiduciosi nella presidenza del consiglio dei ministri». Subito dopo prende la parola Zuccoli sottolineando come «la gente perbene comincia a capire che grazie a impianti del genere si toglie spazio alla criminalità». Il finale, invece, è del Cavaliere che esordisce elogiando i vertici Impregilo: «Sono dei veri eroi che qualcuno ha cercato di ostacolare, ma hanno tenuto duro». Poi smorza i toni: «C’è ancora molta strada da fare. Se ci fosse uno striscione ideale oggi ci sarebbe scritto: ”Questa è una partenza”. Da qui si parte per risolvere il problema dei rifiuti in tutta Italia. Questo, comunque, non è un successo solo mio ma di tutti quelli che hanno creduto in questa cosa e contribuito a realizzarla. Io ci ho messo solo il cuore e non mi sono mai risparmiato». Poche parole mentre Bertolaso inizia a preparare il bottone rosso che dà il via ufficiale all’impianto. «Questo pulsante è l’esempio pratico del cambiamento pratico della situazione», dice con nonchalance Berlusconi prima di iniziare un breve tour nell’impianto. A un chilometro da lì, invece, un corteo di manifestanti che si oppone ancora all’inceneritore viene bloccato da un cordone di agenti. E occupa per qualche ora il municipio di Acerra.

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