«Assunzioni alla Fibe? Segnalai qualche nome»

In aula la testimonianza di Scalabrini, fedelissimo di Bassolino «La società mi chiamò al marketing, non c’era nulla da pubblicizzare»
26 marzo 2009 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Come fare pubblicità a ciò che non esiste, quale strategia di marketing adottare per qualcosa che non è ancora nato lo ha spiegato ieri pomeriggio ai giudici. Aula bunker di Poggioreale, parla il testimone Dario Scalabrini, ex esponente della segreteria di Antonio Bassolino, ai tempi del primo mandato di sindaco, poi per due anni consulente Fibe. Il teste risponde ai pm: «Ho svolto attività di pubbliche relazioni per conto della Fibe dal dicembre 2001 al dicembre del 2003. Perché si è interrotto il mio rapporto? Perché avrei dovuto pubblicizzare una cosa che non c’era e che nasce domani: il termovalorizzatore di Acerra». Cronaca giudiziaria e attualità, dunque. È il testimone a ricordare la sua esperienza da consulente nei ranghi di Fibe. La domanda gliela fa il pm Paolo Sirleo: poi cosa è successo? «Niente - risponde Scalabrini - avevo messo a punto una strategia, ma non potevo fare ciò per cui ero stato chiamato a lavorare: non potevo occuparmi della comunicazione di ciò che non c’era, di ciò che viene inaugurato domani mattina». In un precedente verbale datato febbraio 2006, Scalabrini aveva chiarito il concetto: «Il mio lavoro non poteva essere realizzato, atteso che presupponeva un’informazione su opere e iniziative di prossima realizzazione che invece erano di là da venire». Ventotto imputati, tra cui gli ex vertici di Impregilo e il governatore Antonio Bassolino, quinta penale, presidente Scaramella, processo al commissariato anticrisi in Campania. Viene ascoltato l’ex vicecommissario Ettore D’Elia, ai tempi della gestione Antonio Rastrelli, che ricorda che l’indirizzo del commissariato «era evitare stoccaggio e puntare subito al recupero energetico del cdr». Poi tocca a Scalabrini. Chiara la strategia della Procura: dimostrare lo stretto rapporto tra il consulente, l’entourage del governatore Bassolino e la Fibe, società finita nell’inchiesta sulla presunta truffa dei rifiuti. Scalabrini ripercorre il suo curriculum: «Maturità classica, ex sommozzatore, ex dipendente comunale. Lavoravo all’anagrafe, poi passai agli eventi, tipo ”estate a Napoli”, dal 1993 al 2000 sono nella segreteria del sindaco Bassolino. Da Fibe fui contattato per lo spessore professionale raggiunto nel campo del marketing, Raffaele Vanoli (ex vicecommissario, oggi imputato, ndr) mi disse che aveva dato informazioni in positivo su di me a Fibe, su richiesta della stessa azienda». L’ultima domanda, che fa oggi Scalabrini? «Dirigo l’Ente provinciale del Turismo, ho partecipato a una selezione, la nomina è del presidente della Regione». Non manca l’argomento assunzioni: «La Fibe si serviva di figure specializzate proprie o ricorreva a un’azienda per selezionare. Qualche volta, specie in provincia, dagli enti locali mi segnalavano persone da assumere. Li prendevo solo per cortesia, spesso li stracciavo o li consegnavo dopo qualche mese. Solo un paio di volte - spiega rispondendo all’avvocato Cavalli - ho girato quei nomi a Cattaneo e Pelliccia (entrambi imputati, ndr). Si trattava di figure professionali di scarso peso, alla fine si trattava di ”andare a lavorare nell’immondizia”». Nel verbale del 2006, Scalabrini chiarì: «Quei citati elenchi, talvolta ma non sempre, li ho consegnati a Pelliccia o ad altri. Non so se taluno venne mai assunto». Ma in aula il confronto è sull’ingegnere D’Auria, l’uomo che predispose il bando di gara per la realizzazione di un ciclo integrato dei rifiuti mai entrato a regime: «Era previsto il recupero energetico immediato del cdr - spiega - non era previsto lo stoccaggio». Niente ecoballe, dunque, secondo le previsioni iniziali poi disattese nel corso degli anni della grande crisi, per seguire il ragionamento dei pm.

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