Inceneritori: ecco il "tariffario" della morte
ACERRA - Esproprio dei beni comuni. E’ questa la tematica affrontata, con cifre alla mano, da Patrizia Gentilini, oncologo ed ematologo a Forlì e membro dell’Isde (Medici per l’Ambiente), in un’intervista che sta facendo il giro dei maggiori siti internet che si occupano di salvaguardia della salute e dell’ambiente.
L’analisi della Gentilini è disincantata, di chi lancia le sue accuse sulla base di prove concrete. Il suo messaggio è chiaro: “Che senso ha, in un momento di crisi economica così grave, perseguire in scelte che comportano costi tanto intollerabili per le popolazioni? - si legge nell’intervista - Come è possibile che anche quando esistono soluzioni semplici e concrete ai problemi mai, o quasi ma i, esse vengano accolte? Incentivare il risparmio di energia, di acqua e di risorse in generale, puntare non sul carbone ma su fonti realmente rinnovabili quali solare ed eolico, riciclare e recuperare i rifiuti e non bruciarli, porterebbe certo meno profitti a multiutility, lobbies e multinazionali, ma certamente più salute e benessere a tutti noi. Comincio a pensare che il genere umano, in particolare chi ci governa ??" ammonisce Gentilini - risenta dei gravi danni alle funzioni intellettive che l’inquinamento, specie da piombo e mercurio, provoca”.
Il primo esempio a sostegno della tesi espressa dalla Gentilini è quello dei Cip 6 agli inceneritori: riconfermati con la legge n. 210 del 30 dicembre 2008, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 2 del 3 gennaio 2009, “nel silenzio politico delle festività e grazie alla complicità di tutte le forze politiche, presenti e non, in Parlamento con una spesa per i contribuenti valut abile in due miliardi di euro l’anno”. Il dl 172 all’articolo 9 (incentivi per la realizzazione degli inceneritori) conferma infatti tali finanziamenti all’incenerimento per la parte non biodegradabile dei rifiuti e per le cosiddette “fonti assimilate”. In tal modo “gli incentivi Cip6 vengono concessi a tutti gli impianti in costruzione o entrati in esercizio prima del 31 dicembre 2008. ??" spiega la Gentilini - Vengono altresì confermati, in aggiunta, per una quota pari al 51%, gli incentivi sotto forma di “Certificati Verdi” a tutte le forme d’incenerimento (sia rifiuti tal quali, sia residui da raccolta differenziata che per il cosiddetto “combustibile da rifiuti”). Questo sia che si tratti di rifiuti non biodegradabili che biodegradabili.
Anche questo nel più assordante silenzio dei media e nel più ampio e trasversale consenso di tutte le forze politiche”.
In te rmini di costi alla salute e all’ambiente, questi i dati del macabro “tariffario”: cancro (mortale o no): 2 milioni di euro, morte prematura: 1 milione di euro, valore di un anno di vita perso: 50mila euro e 1 punto di quoziente intellettivo perso ( a causa del mercurio ): 10 mila euro.
La Gentilini riprende il lavoro dello studio di Coriano a Forlì, che aveva evidenziato “fra le donne residenti almeno 5 anni nel raggio di 3.5 km da 2 inceneritori, un eccesso di morti stimabile in oltre un centinaio di casi: i conti sono presto fatti, oltre 200 milioni di euro”.
Sempre a titolo di esempio, ancora più recentemente (maggiori informazioni sono reperibili sul sito http://wmr.sagepub.com/cgi/content/abstract/26/2/147) “sono stati calcolati i danni economici che la combustione dei rifiuti arreca alla salute delle popolazioni: questi costi variano da 4 a 21 euro per ogni tonnellata di rifiuti combusta, a seconda che ci s ia recupero o meno di energia e dell’ efficienza di tale recupero; quindi, ovviamente, i danni arrivano anche con i tanto decantati impianti a recupero energetico.
Si può facilmente calcolare che un inceneritore da 120.000 tonnellate comporterà, ogni anno, danni variabili da 480.000 a 2.520.000 euro”.