Il processo alla conduzione del consorzio per l’emergenza un anno fa il clan ammazzò uno dei testimone-chiave

Scandalo «Eco4», condannato Orsi

L’affare smaltimento: 3 anni al fratello dell’imprenditore ucciso. Ma cade l’aggravante mafiosa
24 marzo 2009 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Condannato, ma senza l’aggravante di aver favorito i casalesi, senza la macchia di aver garantito preziosi guadagni alla camorra casertana. Tre anni e due mesi per l’imprenditore Sergio Orsi. Accolta solo in parte la linea dell’accusa, sostenuta dal pm anticamorra Alessandro Milita, che aveva chiesto nove anni per truffa e abuso d’ufficio finalizzati a favorire il cartello dei casalesi. È il verdetto del gup Enrico Campoli a carico di Sergio Orsi, imprenditore del consorzio Eco4, una struttura che ha assorbito milioni di euro per la gestione dei rifiuti nel Casertano, finita al centro di un’inchiesta per presunte collusioni con la camorra di Casal di Principe. Altro destino giudiziario, invece, per Michele Orsi, fratello di Sergio, ucciso dall’ala stragista dei Bidognetti lo scorso primo giugno, per aver provato a fornire un contributo agli inquirenti nel corso delle indagini preliminari: difeso dal penalista Carlo De Stavola, Michele Orsi viene prosciolto da una serie di capi di imputazione. Non compare nel suo fascicolo la formula «prosciolto per estinzione del reo», tanto che alla famiglia vengono anche restituiti alcuni beni sequestrati in prima battuta. Spetta ora al suo penalista, l’avvocato Carlo De Stavola, leggere le motivazioni di un «non luogo a procedere» che arriva a quasi nove mesi da quel drammatico primo giugno, quando Michele Orsi venne trucidato sotto casa, a pochi passi dal Roxi bar. Fu linea d’ombra dei nuovi stragisti. Un attacco allo Stato, una sorta di salto di qualità nella guerra contro le istituzioni e tutti coloro che potessero fornire un contributo alla Dda di Napoli. L’omicidio venne consumato in pieno centro, a Casal di Principe, nel corso di una strategia di morte che avrebbe colpito anche parenti di collaboratori di giustizia, imprenditori coraggio e finanche la comunità africana trapiantata sul litorale domitio. Un’inchiesta complessa, scandita da arresti, tentativi di collaborazione, agguati, minacce e segnali sinistri. Una vicenda che ha coinvolto anche il livello della politica, ritenuta legata a doppio filo a imprenditori e affaristi in odore di camorra. Il procedimento a carico dei fratelli Orsi è lo stesso che ha coinvolto nel corso della fase preliminare anche il parlamentare Mario Landolfi, esponente del Pdl in quota An, la cui posizione è stata stralciata con un’istanza di legittimità costituzionale sull’impiego di alcune intercettazioni acquisite nel fascicolo. Ma ecco un’analisi del verdetto. Salomonica la sentenza per Sergio Orsi. Difeso dai penalisti Ilaria Criscuolo e Lucio Majorano, Orsi è stato protagonista di una vicenda complessa: subito dopo l’omicidio del fratello, accettò di lasciare Casal di Principe per vivere in località protetta, per poi ritornare nel Casertano. Caduta l’aggravante camorristica, ieri è stato condannato per un’ipotesi di truffa: avrebbe venduto azioni della società mista al Consorzio Eco 4 per 9 milioni di euro, forte della consulenza di un perito del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere evidentemente tratto in errore. Cade invece l’accusa di aver indotto alcuni operai del consorzio ad eseguire lavori nella sua villa. Diversa la lettura della sentenza Campoli: cinque anni e quattro mesi per l’ex presidente del consorzio Giuseppe Valente, per il quale resta l’aggravante mafiosa; assolto l’ex subcommissario Claudio De Biasio, finito in manette due anni e mezzo fa; mentre nel filone ordinario è stato rinviato a giudizio l’ex sindaco di Mondragone Conte; esclusa l’aggravante della finalità mafiosa per Giuseppe Diana (difeso dall’avvocato Antonio Abet), condannato a cinque anni di reclusione.

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