Scorie tossiche nelle aree bonificate Caivano, campo rom nello sversatoio
CASAL DI PRINCIPE - Centodieci milioni di euro in fumo. Bruciati in soli quattro anni. Perché i soldi spesi dal Commissariato alle bonifiche, per liberare dai rifiuti urbani e tossici quasi cento discariche in gran parte illegali, tra l'agroaversano e il litorale domizio, sono tornati ad essere spazzatura. Trasformando un investimento atteso in una spesa inutile per almeno il 50% delle aree ripulite. E rendendo inutile il gran lavoro, talvolta anche pericoloso, della Jacorossi imprese spa, l'azienda incaricata dal ministero all'Ambiente e dalla Regione Campania di bonificare quelle aree. Le stesse che erano tornate ad essere pulite e fruibili: riconsegnate ai Comuni dopo una verifica sul posto dei tecnici municipali e di quelli del Commissariato. Spazi, molte volte in aperta campagna e vicine a coltivazioni e allevamenti, che oggi sono tornate ad essere, soprattutto in provincia di Caserta ed al confine tra Terra di Lavoro e il napoletano, putride discariche nelle quali sono stati sversati anche rifiuti tossici. Che non sono solo una favola metropolitana o il resoconto di una relazione tecnica che codifica i veleni dell'immondizia industriale con il cifrato «Cer 100911»: sigla che sta per "alti particolati contenenti sostanze pericolose". I rifiuti tossici ci sono. E bruciano. Tanto. Bruciano agli occhi: dopo pochi minuti di esposizione solo le lacrime rallentano l'irritazione delle pupille. Bruciano alla gola e anche alle narici. Li abbiamo visti da vicino e fotografati. Nelle campagne di Frignano, lungo una stradina impervia e nascosta che conduce a Casal di Principe. L'intenzione era quella di effettuare una verifica sulle discariche bonificate dalla Jacorossi. Ed un tecnico dell'azienda è diventato, per il Corriere del Mezzogiorno, una sorta di Virgilio dantesco che ha potuto soltanto guidarci in auto nelle peggiori bolgie. Perchè qui ambire ad altro, che non sia l'inferno della spazzatura, è per ora impossibile.
Ed ecco che poco dopo Casaluce, proprio tra Frignano e Casal di Principe, si apre lungo la provinciale un viale cantoniero. Visibile soltanto grazie alle due colonne di rifiuti, di oltre un metro d'altezza, che la lambiscono. L'esperto della Jacorossi inchioda l'auto e prima di imboccare la strada mostra una foto: «ecco come era questa zona dopo che l'abbiamo ripulita due anni fa — dice Salvatore Mazzarella agitando la diapositiva di un lungo sentiero senza neanche una cartaccia sul terreno — adesso vedrete cosa c'è». Ai lati del viale, lungo i campi e nei canali di irrigazione ci sono, ora, centinaia di tonnellate di fetida spazzatura. Colline di lamiere e detriti. Ci sono addirittura colonne fecali fatte a pezzi. «Questo è tutto eternit — spiega il tecnico della Jacorossi — poi c'è l'amianto. Sono rifiuti speciali. Insomma pericolosi». Il lavoro, eccellente e anche pericoloso, fatto da questa società è stato inutile. Poco più avanti compare una protuberanza nel terreno. Tra il rossiccio e il grigio. Tutt'intorno custodie che sembrano delle semplici buste, nonostante il materiale degli involucri appaia resistente più del solito e addirittura impermeabile. «Sono big bag» sbotta l'esperto dell'azienda di bonifica. Cosa? «Sono i contenitori dei rifiuti speciali — insiste il tecnico — anzi per essere più chiari di rifiuti tossici. E quella piccola montagna è composta proprio da materiale tossico. Bisogna fare attenzione». Eppure quella escrescenza appare quasi inerte. Ma non lo è. Già dopo una decina di minuti. I primi sintomi che qualcosa di strano sta avvenendo sono all'olfatto. Poi alla gola e infine agli occhi. «Stare poco tempo qui non provoca altro — conferma l'esperto — il problema potrebbe essere la lunga esposizione. Eppure avevamo ripulito, riconsegnato questa area alla collettività. Ma così è stato per una cinquantina di siti: tutti rimessi a norma, ma dopo qualche mese la spazzattura, quella abusiva, è tornata».
Il viaggio prosegue. Avanti con i nuovi gironi infernali delle discariche ripulite e nuovamente riempite, ancora una volta illegalmente, dalla spazzatura. In via Limitone, tra Frignano e Casaluce, c'è una strada con due chilometri di rifiuti edilizi. Anche qui c'è l'eternit. Anche qui l'amianto è pericoloso. Poi il sottocavalcavia sulla provinciale tra Casaluce e Carditello. Ancora davanti ai piccoli stadi di Casaluce e Frignano ci sono montagne di immondizia. A Casal di Principe, invece, c'è un intero asse stradale nelle stesse condizioni. Ma il paradosso è tutto a Caivano, in località San Giorgio. Sopra corre l'autostrada. Sotto c'erano 80.000 tonnellate di rifiuti in gran parte pericolosi. Sono stati portati via. Ma la zona non è stata completamente bonificata. Ora c'è un campo nomadi. E i bambini rom giocano vicino ai cumuli di rifiuti che si stanno nuovamente formando.