L’ex senatore al processo «Le balle si accumulavano il commissariato pensava solo a reperire nuove aree»

«Fibe inadempiente, Bassolino sapeva»

L’accusa di Sodano: dal 2003 segnalai ogni criticità a Paolucci e Facchi. I difensori del governatore: problemi nati prima
12 marzo 2009 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Aveva denunciato il lato oscuro del sistema rifiuti in Campania ai subcommissari. E le sue segnalazioni venivano trasmesse al governatore Antonio Bassolino e al suo braccio destro Raffaele Vanoli. Per quattro ore in aula da testimone, l’ex presidente della commissione ambiente del Senato Tommaso Sodano risponde così a pm e avvocati. Quinta penale, presidente Maria Adele Scaramella, una maratona di dieci ore per due testi chiave (oltre a Sodano, ascoltato anche il manager Polinelli), che si interrompe solo grazie a un black out interno all’aula bunker. Il racconto dell’ex parlamentare di Rifondazione parte da una premessa: «Dal 2003 ho denunciato criticità e inadempienze degli impianti di Cdr e della gestione dell’emergenza rifiuti nella mia attività parlamentare e nei colloqui con il subcommissario Giulio Facchi (ieri presente in veste di imputato), ma anche con l’ex vicecommissario Massimo Paolucci (che non è indagato, ndr). Erano loro due - ha aggiunto il teste - ad informare il commissario Bassolino del contenuto delle mie denunce». Stando al racconto di Sodano ai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, Bassolino sapeva, dunque: era al corrente delle presunte inadempienze della Fibe. Più avanti, rispondendo alle domande del penalista Giuseppe Fusco, difensore di Bassolino assieme al penalista Massimo Krogh, Sodano chiarisce di aver rivolto denunce anche ai vertici del governo. In una nota, i difensori del governatore spiegano: «Il senatore Sodano ha chiarito che i problemi nacquero prima del commissariato Bassolino, con l’espletamento e l’esito della gara. Ha inoltre riferito che sin dal 2001 informò sempre il ministro Matteoli e i vertici governativi, anche con interrogazioni e interpellanze, delle asserite inadempienze della Ati, e cioè proprio gli organi che avevano il potere di sciogliere il contratto se ne avessero ritenute sussistenti le condizioni». Ma quali erano i punti critici segnalati? «C’erano problemi ambientali e finanziari - spiega Sodano -. L’apertura di piazzole di stoccaggio di cdr, dopo sei mesi, creò discariche permanenti e non attrezzate, con tutti i rischi per l’ambiente». Sodano ricorda anche il mancato decollo della raccolta differenziata («rimasta ferma a percentuali bassissime, tetto massimo 10 per cento»), la mancanza del termovalorizzatore e le spese sofferte dal commissariato per il «revamping» degli impianti e per il trasferimento all’estero delle balle, «in deroga a quanto stabilito nel contratto». Ma cosa rispondevano i commissari alle denunce di Sodano? «Paolucci ci disse che la macchina prima o poi si sarebbe messa in movimento e avrebbe funzionato. Di fronte agli attacchi miei e di altri colleghi, a volte Paolucci ci definiva matti e visionari. L’unico problema del commissariato era trovare nuove aree in cui stoccare». Non manca la questione economica: «Dietro lo spettro dell’emergenza - aggiunge il teste - si perpetuava un sistema oneroso per tutti. E i costi del malfunzionamento del sistema invece di essere a carico della Fibe (come previsto dal contratto) gravavano sul commissariato. Ricordo, ad esempio, che vennero dati 105 miliardi di lire alla Fibe per l’adeguamento di tre impianti». Stesso discorso per gli intoppi di un sistema che non creava energia alternativa - ha spiegato Sodano - ma «un tesoretto» di balle che faceva gola alle banche che avevano sostenuto la mission campana di Impregilo. Ventotto imputati, un duro affondo, dunque. C’è spazio anche per ricordare i rapporti di lavoro tra Sodano e Bassolino: «Nel 1995, ero assessore in Provincia e ho conosciuto il suo metodo di lavoro: era molto scrupoloso, prima di firmare un atto voleva conoscere tutti i passaggi e avere la certezza che avesse tutti i requisiti normativi, avvalendosi dell’esperienza del vicesindaco Riccardo Marone».

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