Bocciata la sospensiva alla sentenza del Tar chiesta da San Giacomo Ora tempi più lunghi

Bagnoli, nuovo stop alla colmata

Il Consiglio di Stato blocca anche il porto canale. Via libera solo per i cantieri a terra
11 marzo 2009 - Luigi Roano
Fonte: Il Mattino

Esattamente un mese dopo la bocciatura del piano Bagnoli da parte del Tar della Campania arriva il secondo stop dal Consiglio di Stato. Che ha accolto solo parzialmente la richiesta di sospensiva del Comune - difeso tra gli altri da Riccardo Marone, ex vicesindaco ai tempi di Antonio Bassolino a Palazzo San Giacomo - e ha dato semaforo verde solo alla parte del piano che riguarda i cantieri a terra, quelli dell’ex Italsider, e non sulla parte a mare. Vale a dire che la rimozione della colmata e la costruzione di un porto canale restano al palo. Sono questi due progetti sui quali il Consiglio di Stato non ha concesso la sospensiva e ha fissato per il 5 maggio l’udienza di merito. Dalla Bagnolifutura, la società di trasformazione urbana interamente del Comune incaricata di costruire la nuova Bagnoli come hanno accolto la notizia? Da via Cocchia fanno sapere che le decisioni del supremo organo della giustizia amministrativa «consentono alla società di proseguire senza incertezze la propria attività, cosa che peraltro ha continuato a fare anche in questi giorni in cui pendeva il giudizio del Tar, e di aprire nel più breve tempo possibile i nuovi cantieri relativi al primo lotto di strade e ai Napoli Studios». La Bagnolifutura tuttavia ammette: «La decisione del Consiglio di Stato lascia però sotto osservazione le questioni relative alla linea di costa di Bagnoli, che non rientrano nelle competenze della società di trasformazione urbana» presieduta da Rocco Papa, l’ex vicesindaco. «Per quel che riguarda l’area di competenza della Bagnolifutura - fanno sapere ancora da via Cocchia - la decisione del Consiglio di Stato potrebbe tuttalpiù riguardare quella piccola porzione dell’area 2 destinata ad attività turistiche, gli alberghi, che sono pari a circa 155mila metri cubi su un totale di 1un milione e 750mila metri cubi di proprietà della società quindi circa l’8%.» Ma cosa ha stabilito il Tar della Campania un mese fa? Ha annullato le due delibere (la 240 del 2003 e la 40 del 2005) che definivano gli ambiti di intervento urbanistico accogliendo il ricorso di Ciro Orefice, contro il Comune, la Regione e il ministero per i Beni e le attività culturali. Orefice - rappresentato dall’avvocato Antonio Palma - è proprietario di un immobile nel borgo di Coroglio e in questa veste ha impugnato tutti gli atti concernenti il piano per Bagnoli. Il ricorso poggia le basi sul giudizio sostanzialmente negativo che la Soprintendenza ai beni paesaggistici ha dato sul Pue, ovvero il piano Bagnoli. In particolare sulla parte della costruzione del porto canale. La costruzione di un simile approdo - secondo la Soprintendenza - interromperebbe la ricostituzione della linea di costa che è il perno su cui si basa la variante occidentale. Sulla materia il Tar è chiaro: «Non spetta alla Soprintendenza di formulare ipotesi alternative in termini di pianificazione; spetta per contro alla Soprintendenza, in quanto autorità preposta alla tutela del vincolo, di sindacare se le scelte operate dal Comune siano compatibili con il regime dei beni vincolati». Il Tar rileva inoltre e il Consiglio di Stato sembra sensibile a questa argomentazione, che è stato tradito «lo spirito di leale collaborazione fra istituzioni» perché non c’è stata «la preventiva concertazione» su come procedere per il porto canale.

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