Trovati rifiuti di ogni genere tra cui lastre di eternit e farmaci Il «giallo» del progetto bocciato per realizzare un supermarket

Disastro ambientale, sequestrata l’ex Caso

L’area della storica industria cittadina trasformata in maxi-discarica abusiva: proprietario calabrese nei guai
7 marzo 2009 - Amedeo Picariello
Fonte: Il Mattino Avellino

Fibre di amianto e lana roccia inb libertà, pannelli di eternit in disfacimento all’aria. Sono tra i rifiuti più pericolosi ritrovati dalla Guardia di Finanza nella vastissima estensione di 65mila metri quadrati. Complessivamente l’area occupata da rifiuti è pari a 35 metri cubi. Un tempo, oramai lontano, simbolo dell'industria avellinese, punto di riferimento per generazioni di operai specializzati nella lavorazione del legno. Oggi ridotta ad una maxi discarica a cielo aperto, una vera e propria bomba ecologica a quattro passi dal centro città dove sono tuttora stoccati pannelli in amianto ridotti in frantumi, olii, vernici, rifiuti tossici di ogni genere, composti chimici ancora da decifrare e perfino decine di scatole con all'interno medicinali. Dopo il doloroso fallimento dell'azienda avvenuto nel 1995 e la vendita dell'area e dei capannoni esattamente dieci anni dopo, ora è la Guardia di Finanza a scrivere l'ultimo amaro capitolo della vicenda della ditta Caso. Ieri mattina allo storico insediamento industriale alla località Cerasuolo, a ridosso della variante, sono stati apposti i sigilli. E dal blitz delle Fiamme Gialle del Nucleo provinciale di polizia tributaria, retto dal tenente colonnello Maurizio Guarino, è emerso uno scandalo ambientale, un'enorme ferita contro quell'area verde circondata da noccioleti e attraversata da un corso d'acqua, un danno della salute degli avellinesi. Tra i rifiuti ritrovati anche tantissimi fusti contenenti liquidi di ogni tipo, nocivi e pericolosi. E ieri mattina insieme alle Fiamme Gialle c'erano anche gli addetti dell'Arpac che hanno avviato un monitoraggio per i danni provocati all'ambiente. Due anni fa, sulla vicenda dell'area ex Caso si sollevò un polverone politico. Per settimane si discusse di una proposta da avanzare in consiglio comunale per un cambio di destinazione d'uso della zona rispetto a quanto previsto dal Puc: da industriale-artigianale a commerciale per poter ospitare un altro centro di grande distribuzione in città sotto il marchio Despar, così come chiesto dalla società (Gam srl) che aveva acquistato l'area dall'asta giudiziaria per sei milioni e mezzo di euro. Accuse e scontri, poi non se ne fece più nulla. Ed ora sott'inchiesta per attività di gestione rifiuti non autorizzata finisce proprio il legale responsabile dell'azienda proprietaria del suolo e di quel poco che rimane delle strutture: si tratta di Antonio Gatto, 48enne originario di Cosenza. I finanzieri per settimane hanno tenuto sotto controllo la zona che è nel più totale abbandono. Rilievi fotografici, filmati, sopralluoghi e alla fine il sequestro di oltre 65mila metri quadrati. Uno scenario di grande degrado e costante pericolo, quello che si è presentato agli occhi dei militari che hanno inviato una dettaglia informativa alla Procura della Repubblica. Ammassati sulla nuda terra rifiuti di ogni genere: materiale ferroso già corroso dalla ruggine, rottami vari, vecchi pneumatici, bombole contenente gpl, frigoriferi ed altri elettrodomestici in disuso contenenti ancora gas nocivi. Chi e perchè ha stoccato nell’area dell’ex fabbrica Caso ingenti quantità di medicinali, smaltiti illecitamente? Particolare attenzione a quest’aspetto, pericoloso per la salute, stanno ponendo gli investigatori della Guardia di Finanza. A poca distanza, altro materiale tossico ed altamente inquinante: contenitori contenenti vernici e solventi, scatoloni con all'intero centinaia di confezioni di farmaci scaduti, tamponi ad uso medico, garze e bende di ogni tipo, boccette piene di sostanze chimiche in via di identificazione. Ancora: fusti con residui di olii esausti, guaine contenenti bitumi e lana roccia, resti di materiali di copertura per fabbricato, tra i quali le famigerate onduline catramate e le lastre di eternit, in sostanza: amianto all'area aperta. Stesso materiale in poltiglia accanto ai sette scheletri: un tempo i capannoni in muratura dove avveniva la lavorazione del legno. A fare da cornice all'interno del perimetro dello scempio ambientale le carcasse di due autocarri e un’auto. «Questa operazione - ha commentato il colonnello Mario Imparato, comandante provinciale della Finanza - conferma la nostra costante attenzione in tema di tutela dell'ambiente».

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