Processo Bassolino, un testimone: «Segnalai che gli impianti erano inadeguati»

«Era chiaro che i CDR non avrebbero funzionato»

Ieri in aula ha deposto l'Ing Paolo Polinelli, consulente delle banche che finanziarono la Fibe
5 marzo 2009 - Titti Beneduce
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
Prima ancora che gli impianti di cdr, cioè combustibile da rifiuti, fossero costruiti si sapeva che ne sarebbe uscito un prodotto inadatto ad essere bruciato.
Emerge dalla testimonianza dell'ingegner Paolo Polinelli, che ieri ha deposto davanti alla quinta sezione del Tribunale nell'ambito del processo Bassolino. L'inidoneità degli impianti a produrre combustibile secondo le norme fissate dal contratto, inoltre, furono più volte segnalate sia a Fibe sia al consorzio di imprese cui questa aveva affidato la costruzione degli impianti. L'ingegner Polinelli è un funzionario della Montgomery Watson, un'azienda che si occupa di consulenze ingegneristiche in campo ambientale. Fu tra i consulenti delle banche che dovevano finanziare la realizzazione degli impianti in Campania, disposta dal Commissariato per l'emergenza rifiuti; ieri ha risposto alle domande dei pm Paolo Sirleo e Giuseppe Noviello, che intendono dimostrare come vi sia stata, sia da parte degli amministratori sia da parte degli imprenditori, la consapevolezza che gli impianti di cdr realizzati in Campania non fossero idonei alla produzione di materiale in grado di generare energia nè di risolvere l'annosa questione dello smaltimento. Il cilco dei rifiuti Polinelli, in particolare, ebbe incarico dalle banche di esaminare la validità del progetto sotto il profilo tecnico ed economico. L'ingegnere ha ricordato che le sue valutazioni furono «critiche per quanto concerne il raggiungimento del livello qualitativo previsto dal contratto». Il testimone ha spiegato, tra l'altro, che non esisteva presso gli impianti «un presidio che consentisse di controllare il livello di umidità» dei rifiuti. Un aspetto, quello dell'umidità, importante per la produzione del cdr in quanto «maggiore è l'umidità minore è il potere calorifico». Il cdr avrebbe dovuto avere un potere calorifico di 15.000 kilojoule per chilo di prodotto e mantenere in maniera costante questo requisito. Invece, prima ancora che gli impianti fossero costruiti, ai consulenti era chiaro che solo una piccola parte del cdr prodotto — indicato convenzionalmente come cdr 1 — avrebbe raggiunto il traguardo dei 15.000 kilojoule; perdipiù, lo avrebbe raggiunto sporadicamente e non in maniera costante. «Le criticità — ha detto Polinelli — furono evidenziate molto presto alle banche. Dal 1999 i problemi sono rimasti irrisolti fino al 2003 quando si andò verso la conclusione e le banche ritennero di finanziare il progetto». Proprio a causa dei problemi che i consulenti prospettarono, le banche ottennero dalla Fibe l'impegno a modificare, se necessario, «l'impiantistica per il raggiungimento della qualità richiesta». Polinelli tornerà in aula mercoledì prossimo per il controesame degli avvocati della difesa. Per la prossima udienza è stato convocato in qualità di testimone anche l'ex presidente della commissione Ambiente del Senato, Tommaso Sodano. Ieri, infine, è stato interrogato anche il maresciallo del Noe Mario Taliento. Ha confermato come già nel 2002 venissero alterati i codici Ced per portare agli impianti di compostaggio rifiuti organici provenienti dalla tritovagliatura, che per la loro qualità scadente dovrebbero invece finire nelle discariche.
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