Ecoballe in parcheggio, nuova bocciatura per la Campania

Legambiente denuncia sprechi e inefficienze del sistema «Si mette in campo l’Esercito ma la tecnologia è al palo»
4 marzo 2009 - d.d.c.
Fonte: Il Mattino

Sprechi e inefficienze continuano a essere il marchio di fabbrica dello smaltimento dei rifiuti in Campania: lo sostiene Legambiente nel volume «Ambiente Italia 2009 - Rifiuti made in Italy» presentato ieri a Roma che ripercorre le tappe dell’emergenza rifiuti. Secondo il responsabile scientifico dell’associazione, Stefano Ciafani, la regione rappresenta un caso unico perfino nel disastrato panorama meridionale. Infatti i dati dell’ex Apat (oggi Ispra) dimostrano che «nel 2006 in Sicilia veniva smaltito in discarica ancora il 94% dei rifiuti urbani prodotti, in Puglia il 91%, nel Lazio l'85% e in Calabria il 67%. Caso a parte la Campania, con il suo 26% di rifiuti urbani smaltiti in discarica (pari a 759 mila tonnellate), ma solo perché altre 920mila tonnellate sono state stoccate in superficie nelle famigerate ecoballe in attesa della combustione». E secondo Legambiente anche gli altri dati non sono incoraggianti: dei 303 impianti per l’interramento dei rifiuti urbani attivi in Italia nel 2006, quasi la metà (143) era nel Sud e 53 nel Centro; dei 237 impianti di compostaggio di qualità operativi, fondamentali per trattare correttamente la frazione umida e verde da raccolta differenziata, il 69% era nel Nord Italia, il 17% nel Centro e solo il 14% nel Sud. In Campania, in particolare, ancora nel 2009 ce n’è uno solo. Per quanto concerne gli impianti per il trattamento meccanico-biologico (Tmb) dei rifiuti indifferenziati prima del recupero energetico o del conferimento in discarica, lo scenario è meno drammatico ma ugualmente deficitario: dei 114 impianti di Tmb operativi, il 46% era nell'Italia settentrionale, il 25% in quella centrale e il 28% in quella meridionale. In Campania non ce ne è nessuno. Dei 50 termovalorizzatori attivi in Italia, infine, il 58% era nel Nord, il 26% nel Centro e il 16% nel Sud. In Campania il 26 marzo dovrebbe essere aperto il primo impianto ad Acerra. Sembra proprio che alle quattro «R» (riduzione, riuso, riciclaggio e recupero di energia) proposte dall’Europa per governare il processo dei rifiuti, in Campania si sia preferita lalogica delle quattro «I»: «Illegalità, inefficienza, irresponsabilità, indecisione», come sostengono Michele Buonomo e Peppe Ruggero nel capitolo dedicato alla «vera storia dell’emergenza rifiuti campana». E questo anche se, secondo gli autori, in alcuno comuni si registrano dei passi in avanti nel campo della differenziata, a partire dall’esempio di Salerno dove è stato avviato un porta a porta che coinvolge 100mila dei 150mila abitanti. Ma, secondo Legambiente, anche negli ultimi mesi in Campania sono stati commessi dei passi falsi. «Si è usato l’Esercito per sbloccare l’empasse della necessaria costruzione di nuove discariche - ricorda Ciafani - si è previsto l’arresto delle persone che abbandonano i rifiuti ingombranti o gli elettrodomestici per strada, sono stati aggiunti altri due inceneritori ai tre già previsti, si sono rispolverati gli incentivi Cip6 per l’energia elettrica prodotta dalla combustione dei rifiuti».

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