Rifiuti, i veleni tra i campi verdi di Caivano, Afragola e Casoria
Le indagini coordinate dal pubblico ministero Maria Cristina Ribera hanno portato ad un'amara conferma: a due passi dagli ortaggi, bruciavano in aperta campagna, plastica, rame e altri veleni.
A gestire il traffico di rifiuti era un’associazione composta da titolari e gestori di alcune ditte operanti nel settore della commercializzazione dei metalli. Il loro vero obiettivo era quello di riciclare il rame e ricavarne lauti guadagni.
I roghi ardevano a pochi metri sprigionando diossina e avvelenando il terreno. È andata avanti per mesi. Fino a quando i carabinieri, dietro centinaia di segnalazioni, hanno notato quella ampie chiazze nere comparse tra i campi verdi di Caivano, Afragola e Casoria. Le indagini del Nucleo operativo ecologico hanno confermato come le campagne coltivate intorno a Napoli erano state trasformate in un rogo delle peggiori sostanze chimiche.
L'ingresso di Caivano
L'ingresso di Caivano
Il gip Stefano Risolo ha emesso sei misure cautelari (tre gli arresti) e disposto il sequestro di tre aziende e di un impianto per il trattamento dei rifiuti, tutti ad Afragola.«È palese - scrive il gip - che l’aspetto più preoccupante di questa vicenda riguarda la combustione dei rifiuti direttamente su aree a destinazione agricola. Non è superfluo in questa sede rimarcare che tali rifiuti, lasciati direttamente al suolo, entrano certamente nella catena alimentare umana: con le piogge, per esempio, vengono assorbiti nei terreni sui quali vengono poi installate le coltivazioni. E dall’incendio dei rifiuti deriva la produzione di scorie altamente tossiche».
I cavi di plastica dati alle fiamme producono infatti «ceneri pesanti e scorie contenenti sostanze pericolose», determinando un «indubbio superamento delle concentrazioni limite di piombo». A gestire il traffico di rifiuti era - sostiene il pm - un’associazione composta da titolari e gestori di alcune ditte operanti nel settore della commercializzazione dei metalli. Il loro vero obiettivo era quello di riciclare il rame.
I carabinieri hanno accertato che nel solo trimestre compreso tra gennaio e marzo 2007 tra i campi coltivati sono stati dati alle fiamme 30mila chilogrammi di rifiuti, con un guadagno superiore a 118mila euro.