Napoli

Rifiuti, arrestato boss della camorra Il gip:«Complicità istituzionali in illeciti»

25 febbraio 2008
Fonte: Il Messaggero

C'era il clan dei casalesi dietro il traffico illecito di rifiuti nella provincia di Caserta. E' quanto risulta dall'operazione Ecoboss condotta dai carabinieri del Nucleo Tutela Ambiente e del Reparto Territoriale di Aversa che questa mattina ha portato all'arresto di Giorgio Marano, indicato come un esponente di primo piano del clan. L'associazione camorristica era dedita al traffico illecito di rifiuti e alla commissione di delitti contro la persona ed il patrimonio. Per gli inquirenti lo smaltimento illecito è avvenuto su circa sei ettari di terreno: cinque nel Comune di Frignano e circa un ettaro nel Comune di Villa Literno. Secondo il procuratore aggiunto Franco Roberti, coordinatore della Dda di Napoli «Per la prima volta è stata dimostrata la gestione diretta da parte di organizzazioni criminali in questo traffico illecito».

Nel giro d'affari oltre 8.000 tonnellate di rifiuti ed un guadagno di circa 400mila euro. Il clan aveva acquistato a prezzi ridotti alcuni terreni dell'Agro casertano e aversano dove venivano sversati rifiuti illegali, in particolare fanghi provenienti dall'impianto di compostaggio di Trentola Ducenta. Grazie a false certificazioni relative alle autorizzazioni per il trattamento in un impianto di recupero, i rifiuti sarebbero stati soltanto fittiziamente lavorati nello stabilimento mentre in realtà venivano illecitamente smaltiti in terreni a destinazione agricola. Ciò con gravi danni ambientali in quanto gli elementi inquinanti entravano nella catena alimentare. I fatti accertati si riferiscono a un periodo che va dai primi anni del 2000 al 2006.

I reati ipotizzati sono quelli di concorso in attività organizzata per traffico illecito di rifiuti e truffa aggravata ai danni del Commissario di Governo per l'Emergenza Rifiuti, della Regione Campania e degli Enti locali interessati alla raccolta e allo smaltimento di rifiuti.

I sequestri. Gip del Tribunale di Napoli accogliendo le richieste della Procura della Repubblica-Dda di Napoli, in particolare dei Pm Raffaello Falcone e Maria Cristina Ribera, ha disposto il sequestro di tre vasti appezzamenti di terreno agricolo nella provincia di Caserta, dei locali in uso a una società di trasporti con tutti gli automezzi utilizzati per i trasporti di rifiuti e di un grosso impianto di compostaggio. I magistrati hanno sequestrato tre aziende per un valore di circa cinque milioni di euro e alcuni terreni a Frignano e a Villa Literno dove venivano sversati i rifiuti la maggior parte dei quali provenivano da imprese industriali della Lombardia.

La testimonianza di un pentito. Il coinvolgimento del clan dei casalesi nello smaltimento illecito dei rifiuti è stato descritto ai pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli dal collaboratore di giustizia Domenico Bidognetti. Il gip del tribunale di Napoli, Alessandro Buccino Grimaldi, ha firmato il provvedimento cautelare per Giorgio Marano, e allo stesso tempo ha respinto la richiesta di custodia cautelare avanzata dalla procura per altre sei persone coinvolte nell'inchiesta
«Eco boss».

Per il gip complicità istituzionali in illeciti. Il gip nel provvedimento cautelare ha scritto che lo smaltimento illecito dei rifiuti in Campania «è dovuto anche alla complicità» di chi è preposto al controllo, ma anche «al comportamento compiacente o anche gravemente omissivo o semplicemente leggero di altri, anche nell'ambito delle istituzioni» ed ha sottolineato sia la carenza di verifiche che la grande difficoltà nel ricostruire i flussi dei rifiuti da parte delle autorità preposte al controllo, ed in tale contesto non può sottacersi che proprio appartenenti alla pubblica amministrazione in alcune circostanze sono i primi conniventi di queste organizzazioni criminali in quanto ne facilitano l'acquisizione di provvedimenti autorizzativi per impianti fatiscenti e tecnicamente carenti».

Lepore, la camorra non può essere un alibi. l coinvolgimento della camorra nella gestione dello smaltimento dei rifiuti «non può costituire un alibi nei confronti di altri personaggi che hanno le loro responsabilità». Lo ha sottolineato il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore.

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