La Procura: lo Stato non si accolli le spese che spettano a Fibe

24 febbraio 2009 - Titti Beneduce
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
I commissari ad acta vorrebbero accedere ai siti di stoccaggio sotto sequestro, per verificare se ci sia necessità di manutenzione.
La Procura si oppone: quelle sono discariche a cielo aperto, dunque le «ecoballe » andrebbero rimosse. E, in ogni caso, le attività di gestione dei siti e le relative spese spetterebbero a Fibe, non allo Stato. La decisione sarà presa dalla quinta sezione del Tribunale, collegio A, davanti alla quale si sta svolgendo il processo Bassolino per i presunti illeciti nello smaltimento dei rifiuti. Diversi i commissari ad acta che, nelle ultime settimane, si sono rivolti al Tribunale. I giudici hanno chiesto il parere ai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, che ogni volta hanno risposto «no» con toni molto duri. «Trattasi — scrivono i pm — di balle di falso cdr. Per essi la normativa impone la rimozione dei rifiuti; al contrario, si propone da parte del Commissariato di proseguire esso stesso nella gestione della discarica piuttosto che di rimuoverla, attività che peraltro nessuna norma di legge consente di sottrarre alle responsabilità dei legittimi proprietari, ossia le società affidatarie». La questione è giuridica, ma anche economica: «Si propone di sperperare denaro pubblico in sostituzione di privati e si crede illusoriamente di esentarsi da qualsivoglia responsabilità prevedendo ipotetiche quanto dispendiose (anch'esse) operazioni di recupero delle spese. Del resto — aggiungono i pm riferendosi alle richieste dei commissari — non si comprende, atteso che lo stesso Commissariato afferma che in ultima analisi il pagamento e quindi le attività paventate spettano alle ex affidatarie, perché farsi carico di oneri che spettano a queste ultime, per giunta senza neppure compulsarle in via preventiva e senza rappresentare loro che i siti in sequestro sono di loro pertinenza». Per i pm emerge «un contesto volutamente ambiguo e grigio in cui si vorrebbe sostituire l'ati affidataria nel compiere attività eventualmente spettanti solo ad essa, ricercando l'usbergo dell'autorizzazione dell'autorità giudiziaria ». I siti sotto sequestro (la decisione fu presa dal gip Rosanna Saraceno) sono nove: Villa Literno, Caivano, Giugliano (due), Marcianise, Capua (due), Pianodardine e Casalduni. Secondo l'accusa, non solo le ecoballe non potevano essere accatastate a oltranza, ma non erano neppure eco. E la produzione di cdr non in regola sarebbe stata non solo «nascosta dall'impresa», ma addirittura «avallata dai vertici del commissariato con provvedimenti adottati scientemente con l'esclusiva finalità di occultare la realtà di un conclamato inadempimento ». Ieri, intanto, davanti al Tribunale di Benevento si è svolta un'udienza del processo per i presunti illeciti nello sversamento di rifiuti nella discarica «Tre Ponti» di Montesarchio, in cui è imputato, tra gli altri, Corrado Catenacci. Il prefetto era in aula. Ha deposto Armando Cattaneo, ex legale rappresentante di Fibe Campania, assistito dall'avvocato Luigi Tuccillo. Cattaneo ha ricordato come, di fatto, le decisioni relative alla discarica le prendesse il Commissariato e ha sottolineato che, dai controlli che pure l'Arpac faceva in maniera assidua, non sia mai emersa alcuna insalubrità dell'impianto.
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