Rifiuti cimiteriali, venti indagati
Venti indagati e una mole di atti che sostengono i motivi dell'accusa. Volge verso la conclusione l'inchiesta della Procura d.; Napoli sui cimiteri della città di Napoli e sullo smaltimento dei rifiuti speciali che deriva dalle cosiddette estumulazioni.
Negli atti dell'indagine preliminare sono finiti i direttori dei 13 camposanti, oltre a un paio di dirigenti di palazzo San Giacomo, della Regione, ad alcuni furziornari comunali e provinciali e ad un imprenditore. Sarà la Procura a decidere sulle rispettive posizioni degli indagati. In attesa che ciò avvenga, sono le conclusioni cui è giunta l'indagine a rappresentare un pesante atto d'accusa rispetto ai sospetti della prima ora, a quelle denunce presentate mesi fa da alcuni parenti di defunti che avevano segnalato ai carabinieri una serie di "anomalie" legate, appunto, al momento delle tumulazioni e delle estumulazioni (i riti dello scavo delle salme).
Pesanti come macigni, i riscontri eseguiti dagli inquirenti. C'è una parte del faldone d'inchiesta che contiene gli esiti agghiaccianti di un sopralluogo: quello che è stato effettuato prima dell'estate da parte dei militari dell'Arrna su un fondo che si trova in provincia di Foggia e che risulta vicino ad appezzamenti di terra coltivati a ortaggi.
Ebbene, a una profondità nemmeno eccessiva sarebbero state trovate tracce di resti organici (come parti di cuoio capelluto) e liquidi residui di cadaveri umani. Come ci sono finiti? Secondo l'accusa, negli ultimi anni le maglie dei controlli amministrativi su dove andassero a finire le bare e il resto del materiale derivante dalle estumulazioni si sono pericolosamente allentate: consentendo a un gruppo di spregiudicati personaggi (ovviamente anche loro indagati) di dare il via libera allo sversamento delle bare di legna in alcuni fondi non autorizzati alla raccolta di simili rifiuti speciali, il cui trattamento merita ovviamente ben altre procedure. Com'è chiaro, l'indagine si è mossa lungo due direttrici. Il primo filone ha scandagliato l'aspetto dei rischi legati alla diffusione di infezioni e malattie, non solo per chi lavora quotidianamente nelle strutture cimiteriali ma anche nei confronti di terzi. Il secondo filone ha investito il piano amministrativo, quello legato alle autorizzazioni per il trasporto dei rifiuti speciali. Senza contare che - in questo presunto giro di omessi controlli e allegre gestioni delle salme e dei rifiuti cimiteriali - qualcuno potrebbe essersi arricchito proprio grazie allo sversamento illecito dei rifiuti.