Grillo contro tutti: Napoli deve ribellarsi
Un sacchetto nero tra le mani della statua di Dante fa da bandiera al «Giorno del rifiuto». In piazza ventimila giovani, Beppe Grillo lancia la sfida: Napoli deve ribellarsi all’oltraggio della spazzatura, rifiutarsi di contribuire alla costruzione dell’inceneritore, staccarsi da Roma e da un’Italia del nord che cerca di avvelenarla così come il Kosovo si è reso indipendente dalla Serbia. L’emergenza immondizia, dice il comico genovese, è un grande bluff: «L’hanno costruita a tavolino i politici, le banche e le imprese per spartirsi i miliardi del Cip6, il contributo del sette per cento sulla bolletta Enel destinato alla realizzazione del termovalorizzatore. Non dovete pagare quella quota. E se vi manderanno un sollecito per il versamento, rispondete per iscritto che non volete fare ammalare i vostri figli». È l’avvio di una campagna elettorale che agita subito il vessillo del non voto, «scelta di cui vado orgoglioso», precisa il comico genovese. Poi ne spiega le ragioni: «Sono elezioni illegali. Siamo chiamati a scegliere tra due schieramenti che hanno lo stesso programma. Berlusconi e Veltroni dicono sì all’inceneritore; io dico no». Ma chi si aspetta l’annuncio di una discesa in campo resta deluso. «Non mi candido - dice Grillo - il mio progetto si realizzerà in quattro o cinque anni, con le liste civiche formate dai ragazzi del blog. Prima le comunali, poi le regionali, poi il Parlamento. Sarà un processo trasparente, curriculum e proposte si potranno leggere in Rete. E un po’ alla volta la nuova classe dirigente butterà fuori quella vecchia». Anti-politica? «È una parola che non significa niente - replica Grillo - preferisco definirmi anti-politici». E non risparmia nessuno. Attacca Prodi perché non ha rimosso gli amministratori locali, Bassolino perché l’immagine della Campania è in pezzi, la Iervolino perché non ha preso provvedimenti a tutela della salute dei cittadini, Berlusconi per la riforma della legge elettorale, Casini per l’ipotesi di federalismo nucleare. Ma l’affondo più deciso è diretto a Veronesi, «sponsor del cancro perché si fa sostenere da un’azienda francese che costruisce inceneritori. De Mita non viene candidato nel Pd perché è vecchio, mentre lui che ha tre anni di più finisce in lista». Sul banco degli imputati un posto d’onore viene riservato ai giornalisti, «linoleum dei politici e degli imprenditori, pronti a nascondere la verità». Poi la lettura di una nota appena ricevuta dal magistrato Luigi De Magistris, che a proposito delle indagini su temi ambientali denuncia «minacce e intimidazioni». Parole di fuoco e musica: tra gli artisti che si danno il cambio sul palco Baccini, Povia, Gragnaniello e Edoardo Bennato, protagonista di un duetto con Grillo. In chiusura l’intervento di Franca Rame. Il «Monnezza-Day» si incrocia con il grido d’allarme della Procura regionale presso la Corte dei Conti, che nella relazione annuale ha definito l’emergenza rifiuti «un’autentica tragedia per la finanza pubblica». Dieci milioni di euro l’anno, per un totale di 140 milioni in 14 anni di crisi, il danno d’immagine per Napoli e per la Campania quantificato dai magistrati contabili coordinati da Antonio Martucci di Scarfizzi. Mentre in un’aula del Palazzo di Giustizia, dove è in corso l’udienza preliminare davanti al gup Piscopo per presunte irregolarità nella gestione del ciclo di smaltimento, si leva la voce del difensore di Bassolino avvocato Giuseppe Fusco: «Questo non è un processo ai fatti ma a un fenomeno, a un sistema, che si risolve oggettivamente in un processo politico. L’emergenza va avanti da quattordici anni ed è passata di mano in mano attraverso un infinito giro di atti e di persone. Ma l’attenzione del pm si è fermata solo sul periodo gestito dall’attuale governatore».