«Chiaiano, cani randagi nella cava»

Marano a lutto, il sindaco si incatena per protesta
20 febbraio 2009
Fonte: Il Mattino

Saracinesche tutte abbassate e una fascia nera al braccio del sindaco al posto del tricolore. È giorno di lutto a Marano che grida il proprio no all’apertura della discarica di Chiaiano effettuata nella notte tra lunedì e martedì. Sfilano tutti per le strade del comune napoletano. Sfila il sindaco Salvatore Perrotta e la sua giunta, i residenti di Chiaiano e i comitati spontanei. Arrivano sino alla rotonda Titanic, cuore e cervello della protesta di questi ultimi mesi, e poi, in autobus, arrivano nel centro di Napoli per marciare, passando per il consiglio comunale, sino a palazzo Salerno, sede della struttura commissariale per l’emergenza rifiuti. E qui, platealmente, il primo cittadino s’incatena in segno di protesta. Di primo mattino, invece, l’atto istituzionale: un documento del consiglio comunale per esprimere il dissenso «critiche alla discarica - si legge - motivate dalle vistose carenze tecniche e strutturali evidenziate dai tecnici di parte». Poi in piazza del Plebiscito il sindaco si sfoga dopo aver consegnato ufficialmente il documento al prefetto Reppucci e il colonnello Di Serio. «Su Youtube metteremo - accusa - le sequenze che dimostrano la presenza di cani randagi che entrano ed escono dalla discarica. Pericoloso perché gli animali possono veicolare infezioni, nei quartieri residenziali circostanti». Ipotesi condivisa dall’assessore di Marano Franco Ortolani, anche per gli ospedali napoletani che affacciano sulle cave. Poi il sindaco chiede nuovamente «di poter accedere quotidianamente all’interno della cava per verificare lo stato dei luoghi». Intanto i comitati civici hanno dato notizia della scarcerazione di un giovane di 29 anni, autore di un raid su un autobus dell’Anm nei giorni violenti della protesta di Chiaiano contro la discarica. Era il 4 agosto e un bus fu dato alle fiamme. Gli inquirenti ritennero responsabili del fatto due giovani, fra cui Massimiliano Ranieri. Ai domiciliari per due mesi, Ranieri è stato trasferito nel carcere di Poggioreale, dove ha trascorso altri 4 mesi, per poi ritornare di nuovo ai domiciliari. Ora è di nuovo in libertà. Ma con obbligo di firma e pena sospesa.

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