Da definire anche l’entità delle penali da incamerare sulle polizze fideiussorie Il caso approda in Consiglio

Vertenza Saba, è scontro sui pagamenti

Il vertice in prefettura non scioglie il nodo stipendi. Petteruti: l’onere non spetta a noi, intervenga Roma
19 febbraio 2009 - Daniela Volpecina
Fonte: Il Mattino Caserta

«Le società colpite da interdittiva antimafia non possono intrattenere rapporti di alcun genere con gli enti pubblici». Ciò significa che il Comune di Caserta non potrà versare i canoni di dicembre e gennaio alla Saba (la società che negli ultimi otto mesi ha gestito il ciclo integrato dei rifiuti in città) a meno che non intervenga un annullamento (in sede giurisdizionale o di autotutela amministrativa) del provvedimento emanato lo scorso 3 febbraio dalla Prefettura di Napoli. Un dato estremamente chiaro che si evince dal Protocollo di legalità sugli appalti sottoscritto dall’ente comunale nel 2007 e riemerso con forza ieri mattina in Prefettura in occasione del vertice sulla vicenda rifiuti. A ribadirlo è stato anche il prefetto Antonio Reppucci, capo missione della struttura costituita dal sottosegretario per la gestione dell’emergenza rifiuti in Campania Guido Bertolaso, che è apparso assai poco possibilista sull’ipotesi che l’ente si faccia carico degli stipendi dei 175 lavoratori della Saba. Un vertice che sembra aver soddisfatto solo in parte il sindaco di Caserta, Nicodemo Petteruti, che lo ha definito un «confronto serrato, durato tre ore e più, al termine del quale non posso dire che si sia venuti a capo del problema ma che in ogni caso ha consentito di illustrare il complesso sistema di norme che regola la questione e i ridottissimi margini di manovra che si offrono al Comune in presenza del procedimento interdittivo». La Prefettura di Caserta al riguardo ha chiesto un parere all’Avvocatura generale dello Stato per verificare in tempi brevi se la legge consente di versare i canoni relativi alle mensilità precedenti l’interdittiva. Un’ipotesi, a quanto pare, non condivisa dall’amministrazione comunale che, trattenendo i due canoni (del valore complessivo di due milioni di euro) e rivalendosi sulla polizza fideiussoria (che equivale a quasi tre milioni di euro), riuscirebbe in parte a recuperare la penale, pari al dieci per cento circa dell’appalto, che le spetta in caso di rescissione del contratto. Somme che, se non recuperate, potrebbero esporre l’ente persino al giudizio della Corte dei Conti. Si attende intanto il responso del Tar Campania che il prossimo 25 febbraio sarà chiamato a esprimersi sulla sospensiva richiesta dalla Saba ma nel frattempo il sindaco ha deciso di affrontare l’argomento nell’ambito del consiglio comunale previsto per oggi pomeriggio per ricostruire il percorso che ha portato all’affidamento e poi alla revoca dell’appalto alla Saba. E, soprattutto, per fare chiarezza su una situazione che rischia di generare notevoli ripercussioni sul piano igienico-sanitario in città. «Caserta - ha concluso il sindaco - deve conoscere a fondo le ragioni di questa nuova crisi dei rifiuti. Non possiamo tollerare, dopo un anno e mezzo di lavoro che ci ha portato, con l’aiuto dei cittadini e degli operatori, a risultati prestigiosi nella raccolta differenziata, che tutto venga distrutto da un evento improvviso e inatteso. Non punterò il dito contro nessuno per quanto è accaduto sinora, ma pretendo che si trovi la soluzione per uscire da questo baratro e risparmiare a Caserta l’umiliazione di una nuova emergenza. Non ce lo meritiamo. Il consiglio comunale farà sentire la sua voce e, se necessario, la amplificheremo fino a farla udire a Roma. Non saremo vittime sacrificali passive e per questo sono certo di avere sostegno e approvazione da tutte le componenti del civico consesso».

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