Centinaia di ribelli in marcia verso la cava Il sindaco Perrotta: «Mobilitazioni pacifiche»

I comitati: «Ma noi non ci arrendiamo»

Dalla rotonda Titanic parte la rivolta dei manifestanti tra petardi, slogan contro Bertolaso e avvertimenti
19 febbraio 2009 - Adolfo Pappalardo
Fonte: Il Mattino

Sindaco ed ex sindaco. Una strategia politically correct e una rivoluzionaria. Uno chiuso in Municipio per una giunta straordinaria, l’altro nella sua monovolume blu allestita con altoparlanti e microfono per incitare la folla. Il sindaco Salvatore Perrotta e Mauro Bertini, che di Marano è stato invece primo cittadino sino al 2006, conducono la stessa battaglia contro la discarica di Chiaiano. Ma con metodi diversi. Quasi, agli antipodi. Di certo c’è solo che all’alba di ieri, ordinanze firmate alla mano, i primi compattatori hanno iniziato a sversare. Imponente il cordone di sicurezza allestito anche se non è dovuto intervenire: perché i camion, entrando dai Camaldoli, hanno beffato il presidio alla rotonda Titanic che da mesi è il cuore della protesta. Ma non sarà così per sempre. E lo sanno anche i manifestanti che da ieri hanno iniziato a presidiare di nuovo (e giorno e notte) via Cupa del Cane. Ducento metri più in alto tre camionette della polizia li sovergliano a distanza. Ma il colpo a sorpresa è stato messo a segno e il comitato, dopo aver incassato, prepara il contropiede. «Hanno preferito entrare come ladri, senza venire a guardarci in faccia. Ma non credano - dice sornione l’ex sindaco Bertini - che noi staremo con le mani in mano. La partita non è chiusa e ci sarà la nostra reazione. Ma quando meno se l’aspettano». Sta per incamminarsi per fare «un sopralluogo strategico», come definisce lui le sue passeggiate attorno alla cava tufacea per capire come agire. Poi torna indietro e chiarisce: «E non è detto che quel qualcosa la faremo per forza a Chiaiano. Stiano attenti, quindi», dice agitando la mano destra. Nel frattempo, è quasi mezzogiorno, al presidio inizia ad arrivare gente. Da Chiaiano ma soprattutto da Marano. E quest’ultimi sono i più incavolati. Beffati, due volte. Dall’apertura della discarica, certo, ma soprattutto dal fatto che da giorni, per una vertenza con una ditta privata, la raccolta dei rifiuti procede a singhiozzo. «È uno schifo - urla una donna - ci aprono una discarica dentro casa ma le nostre strade sono invase dai rifiuti. E che facciamo noi? La parte dei fessi?». E la rabbia, sopita per qualche mese, inizia lentamente a bollire di nuovo. E così sarà sino alle 17, l’ora in cui i manifestanti si sono dati appuntamento, con l’obiettivo di marciare verso il comune di Marano e sapere cosa farà il sindaco. Se darà, come si vocifera, le dimissioni. Saranno poco più di cento, non di più, ma decisi a marciare sino al Municipio in una Marano che sembra infischiarsene della discarica appena aperta. A guidarli è sempre Bertini mentre una decina di scalmanati avanzano. Lasciando dietro una scia di cassonetti rovesciati che bloccano il traffico. Il resto sono petardi, slogan contro Bertolaso e promesse fatte con sguardi di sfida: «Ci difenderemo con tutti i mezzi. Non ci arrenderemo mai», urlano minacciosi. Una marcia rabbiosa per il corso principale sino al comune. Il corteo si ferma lì sotto mentre al secondo piano si sta tenendo una giunta straordinaria. Un cordone di poliziotti impedisce a chiunque di salire. «Ma è il sindaco che deve scendere e spiegare» urlano. Lui, Salvatore Perrotta, attende la fine dell’assise comunale per chiarire. «Abbiamo proclamato una giornata di lutto perché la nostra protesta - dice dal suo ufficio riferendosi al suo predecessore che arringa con il megafono la folla in strada - si dissocia da quelle incivili. Anch’io sono arrabbiato ma ora è solo il momento del buon senso». Sarà ma i manifestanti, pur apprezzando, in serata, si riuniscono di nuovo in assemblea alla rotonda. «Domani (oggi, ndr) ci sarà un corteo verso Chiaiano e venerdì - spiega Pietro Rinaldi, avvocato cinquantenne votato ormai alla causa - un altro da piazza del Gesù a palazzo Salerno, sede del commissariato. Stiamo rimettendo in piedi il comitato per ribadire le nostre ostilità». Con un unico obiettivo, giuravano ieri sera in assemblea. «Bertolaso ha detto che tutto è andato per il verso giusto? Se ne accorgerà tra poco: gli renderemo la vita difficile» è la promessa degli ultimi barricaderi.

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