Colpo a sorpresa nel processo alla gestione dell’emergenza spazzatura in Campania: depositate altre 50 telefonate

Rifiuti, nuove accuse agli ex commissari

Atti in arrivo da un’inchiesta della Dda su Facchi. La Procura: spiegano anche il ruolo di Bassolino e Vanoli
Decine di intercettazioni dell’ex subcommissario risalgono al 2001-2002 Indagini per corruzione
Gli inquirenti chiedono di non ascoltare la metà dei novecento testimoni «Sono poco pertinenti»
15 febbraio 2009 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

C’è un’altra inchiesta sul commissariato di governo per l’emergenza rifiuti. Un’inchiesta nata alcuni anni prima dell’apertura del fascicolo coordinato dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, i due magistrati che hanno ottenuto il rinvio a giudizio di 28 imputati, tra cui gli ex vertici della Impregilo e l’ex cabina di regìa del commissariato guidato da Antonio Bassolino. Lo hanno spiegato i due pm ieri dinanzi alla quinta sezione penale, nel corso dell’udienza dedicata alla richiesta di ammissione dei mezzi di prova. Una mossa «che offre uno squarcio inedito sulla gestione della crisi e sui rapporti tra commissariato e ditte affidatarie», fanno capire gli inquirenti. Ed è il pm Noviello a parlare in aula: e a chiedere l’acquisizione di decine di telefonate (ne sarebbero una cinquantina) raccolte nel corso di un procedimento aperto nel 1999 dalla Dda di Napoli. Una sorta di «prequel» del processo Bassolino-Romiti, che sarebbe poi passato al pm anticamorra Alessandro Milita. Si tratta - spiega il pm ai giudici - di telefonate che risalgono al 2001-2002, tutte più o meno riconducibili all’utenza telefonica dell’ex subcommissario antirifiuti Giulio Facchi, in grado di aprire squarci di luce sul modo in cui veniva gestito il problema rifiuti in Campania e i rapporti esistenti tra pubblico e privato. S’indaga anche per corruzione. Sul caso interviene il penalista napoletano Riccardo Polidoro, difensore di Facchi: «Ho ricevuto l’avviso del nuovo deposito di atti il giorno prima dell’udienza: stando agli atti che ho conosciuto in questi anni, Facchi risulta indagato per traffico di rifiuti e gestione di discariche, non di corruzione. Per due volte i giudici hanno rigettato le misure cautelari chieste dalla Procura in questo procedimento. Una delle nostre tesi difensive è stata la seguente: si può aver commesso errori, ma mai intascato quattrini». Ma perché i pm hanno depositato nuove intercettazioni? È ancora il pm a chiarirlo ai giudici: «Si tratta di telefonate che aprono uno squarcio sulla gestione commissariale e riguardano non solo Facchi, ma anche altri imputati, come Bassolino e i suoi vice Vanoli e Acampora (tutti e tre non sono indagati nel procedimento di Milita, ndr). Agli atti anche una conversazione tra Facchi e Bassolino, una manciata di secondi che entra nel dibattimento dinanzi al collegio presieduto dal giudice Scaramella. Ma c’è dell’altro. Il resto dell’udienza è dedicata alla questione dell’ammissibilità delle centinaia (circa 900) di testimoni indicati da pm, difesa e parti civili. I pm si sono opposti all’ammissione di circa la metà dei testi della difesa (in particolare alle liste presentate dai legali di Bassolino e delle società Impregilo e Fibe). Noviello parte da una premessa: «Inutile fare riferimenti al ritardo del termovalorizzatore di Acerra: un ritardo salvifico, perché se fosse partito nel 2002, avrebbe inghiottito cdr non a norma, con tutte le conseguenze ambientali del caso». La citazione di prefetti e commissari fatta da Bassolino e dagli altri imputati non sarebbe pertinente, secondo i pm: Pansa, Bertolaso, Marta Di Gennaro e gli altri hanno operato dopo il 2004, quindi fuori dal periodo finito al centro dell’inchiesta. Stesso discorso per i testi sul «piano discariche», la cui gestione era ricoperta formalmente dalla Ati; «poco pertinenti - spiega il pm - anche i cinquecento e passa sindaci sulla raccolta differenziata: «È sotto gli occhi di tutti che non ha mai raggiunto gli standard richiesti». Per la Procura (era presente anche l’aggiunto Aldo De Chiara) poco attinente anche la richiesta escussione di Alfonso Pecoraro Scanio, «perché diventa ministro nel 2005», e dello stesso vescovo don Riboldi su Acerra, «dal momento che è i ritardi cumulati «restano salvifici».

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