Nel mirino il porto canale sul quale la Soprintendenza aveva espresso riserve: sarebbe contrario ai vincoli

l Tar blocca i cantieri della nuova Bagnoli

Accolto il ricorso del proprietario di un immobile a Coroglio: a rischio i programmi per approdo turistico e alberghi
10 febbraio 2009 - Luigi Roano
Fonte: Il Mattino

I passi della riconversione Il Tar della Campania ferma il Piano urbanistico esecutivo di Bagnoli. Il tribunale amministrativo ha annullato le due delibere (la 240 del 2003 e la 40 del 2005) che definivano gli ambiti di intervento urbanistico accogliendo il ricorso di Ciro Orefice, contro il Comune, la Regione e il ministero per i Beni e le attività culturali. Dalla costruzione del porto a quella degli alberghi passando per la zona dedicata al turismo c’è lo stop. Orefice - rappresentato dall’avvocato Antonio Palma - è proprietario di un immobile nel borgo di Coroglio e in questa veste ha impugnato tutti gli atti concernenti il piano per Bagnoli. La sentenza è immediatamente esecutiva, vale a dire che in linea teorica da oggi tutti i cantieri che vanno da Coroglio fino alla porta del parco dovrebbero essere chiusi a doppia mandata. Il Comune, l’ente proprietario dei suoli, ha annunciato immediato ricorso al Consiglio di Stato sperando in una sospensiva. Ma su cosa poggia le basi il ricorso di Orefice? Sul giudizio sostanzialmente negativo che la Soprintendenza ai beni paesaggistici ha dato sul Pue. In particolare sulla parte della costruzione del porto canale, vero nodo che in quasi vent’anni di dibattito non è mai stato sciolto. La costruzione di un simile approdo - secondo la Soprintendenza - interromperebbe la ricostituzione della linea di costa che è il perno su cui si basa la variante occidentale. «La posizione della Soprintendenza - si legge nella sentenza - che non formula alternative, porterebbe a escludere del tutto la possibilità di realizzare il porto, atteso che tutta la linea di costa di Coroglio e lo specchio antistante sono sottoposti a vincolo, laddove invece la variante al Piano regolatore contempla la realizzazione di un porto turistico fino a 700 posti barca, demandandone la localizzazione al Pue». Un parere espresso in una delle controdeduzioni al Piano che il Comune non ha accolto. Palazzo San Giacomo per dare semaforo verde al Pue si è basato sul parere della Commissione urbanistica comunale e sul fatto che la Soprintendenza non ha fornito alternative al porto canale. Sulla materia il Tar però è chiaro: «Non spetta alla Soprintendenza di formulare ipotesi alternative in termini di pianificazione; spetta per contro alla Soprintendenza, in quanto autorità preposta alla tutela del vincolo, di sindacare se le scelte operate dal Comune siano compatibili con il regime dei beni vincolati». Il Tar rileva inoltre che è stato tradito «lo spirito di leale collaborazione fra istituzioni» perché non c’è stata «la preventiva concertazione» su come procedere per il porto canale. Il Tribunale amministrativo respinge un’altra tesi difensiva del Comune, ovvero l’adeguamento in corso d’opera del progetto del porto: «La Soprintendenza - si legge ancora - non mostra di negare in assoluto la realizzazione di un approdo turistico quanto piuttosto essa palesa motivate obiezioni sulle modalità prescelte dal Comune; è da escludere che l’attuale giudizio negativo possa essere superato dalla possibilità di operare in sede di progettazione modifiche tali da adeguare gli interventi alle esigenze di tutela del vincolo». Dunque brutta tegola quella che cade sul Comune mentre già si anima il dibattito sul fronte politico perché da più parti si fa notare che già c’è stato l’Sos per la mancanza di fondi per la rimozione della colmata a mare. Ora si mette in discussione la qualità del porto da costruire. Nelle prossime settimane il dibattito sull’area occidentale potrebbe riaccendersi.

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