Molti debiti, pochi mezzi la falsa partenza di Astir
Si chiama Astir, si chiamava Recam. Si propone di occuparsi della vendita di prodotti alla spina, della reintroduzione del vuoto a rendere e di creare una task force per lo sviluppo della raccolta differenziata. Ma ha una convenzione con la Regione firmata a fine giugno che le affida solo le cosiddette bonifiche leggere, cioè la raccolta di erbe ed erbacce e poco altro, per un valore complessivo di 11 milioni e mezzo. E ha un’esposizione con le banche di 10 milioni di euro per i debiti accumulati negli ultimi due anni. È questo lo scenario in cui è maturata l’aggressione all’assessorato al lavoro. Uno scenario aggravato dal fatto che gli istituti di credito hanno chiesto all’azienda di rientare dai debiti. Per questo i lavoratori, che erano pagati entro il 27 del mese e che ora dovrebbero ricevere lo stipendio entro il 10 del mese successivo, cominciano a temere per il proprio futuro. E questo anche se la Regione ha pronta una delibera per ripianare i debiti. Quella della Recam (o Astir) è una lunga e intricata vicenda che ha attirato più volte l’attenzione dei media nazionali. Nata come società mista (proprietà 51% Regione, 49% Italia Lavoro) e poi passata interamente alla Regione, la Recam ha 410 dipendenti: 338 provengono dal bacino dei lavoratori socialmente utili, nessuno è stato assunto per concorso e nessuno è qualificato per interventi di bonifica. I dipendenti non possono nemmeno toccare l’amianto e i rifiuti pericolosi. Le loro attrezzature si limitano a vanghe e rastrelli. Secondo un’interrogazione parlamentare presentata nello scorso mese di maggio dal consigliere regionale Pietro Diodato al presidente Bassolino, l’impresa ha assorbito fino al 2008 ben 49 milioni di euro ed è stata rifinanziata lo scorso anno con altri 21 milioni. Cifre esorbitanti, ma insufficienti a finanziare l’impresa. Anche per questo l’assessore Ganapini ha deciso di cambiare tutto e l’assemblea straordinaria ha nominato un nuovo consiglio d'amministrazione. Il nuovo presidente è Dino Santoro, irpino, dirigente di grandi gruppi tra cui Italsider e Montedison. Con lui i consiglieri Fortunato Gallico, mantovano, per anni dirigente di aziende multinazionali ed esperto di ambiente, autore nel 2002 del piano di raccolta porta a porta a Napoli per il Conai, e Domenico Semplice, dirigente dell’unità di valutazione degli investimenti presso le FS, ex sindaco di Caivano e bocciato alle ultime elezioni regionali (candidato con i Ds). A novembre del 2008 l’azienda cambia anche nome e presenta il nuovo piano industriale. Intanto, però, ad ottobre gli uffici di via Poggioreale vengono devastati da un incendio doloso che manda in tilt gli ultimi due piani della torre.