Il Tribunale dispone una perizia tecnica per accertare i rischi della produzione

Stop all’Eurocompost il Tar: fabbrica chiusa

Orta di Atella, respinta la richiesta della società
7 febbraio 2009 - Alessandra Tommasino
Fonte: Il Mattino

Esultando e cantando vittoria. In un clima di festa i cittadini di Orta di Atella hanno accolto la sentenza emessa dal Tar di Napoli, pronunciatosi ieri contro l'apertura dell'Eurocompost, l'azienda che produce concimi da biocompostaggio, da mesi sotto accusa per le emissioni atmosferiche ritenute fortemente inquinanti. La sospensiva dei provvedimenti adottati da Regione, Provincia e Comune, tutti indirizzati verso la cessazione dell'attività per l'impatto ambientale provocato sul territorio, è stata rigettata. Giornata dura per i titolari dell'azienda che avevano presentato ricorso contro l'ordinanza con cui il Comune aveva imposto, lo scorso mese di novembre, la sospensione di ogni ciclo produttivo; contro l'Asl Ce/2, che aveva sospeso l'attività rilevando la mancanza della necessaria autorizzazione all'esercizio di industria insalubre; contro l'Arpac, che aveva invece reso noto i risultati di un monitoraggio dal quale erano emerse eccessive quantità di ammoniaca nell'aria; contro la Provincia di Caserta, che aveva diffidato la proprietà aziendale per il mancato rispetto delle norme tecniche intimando la predisposizione di corridoi di transito fra i cumuli di rifiuti presenti nel capannone di stabilizzazione; contro la giunta regionale, che aveva diffidato l'Eurocompost a ripristinare il corretto uso dei sistemi di abbattimento delle emissioni. Il Tar ha rigettato la richiesta di sospensione di tutti i provvedimenti impugnati, ma non si è limitato solo a questo. Il collegio infatti ha disposto anche una consulenza tecnica d'ufficio per giungere ad un parere tecnico-scientifico che tenga conto «in termini di congruità, - recita la sentenza - esattezza e coerenza di quanto a vario titolo esposto dalle parti, nonchè delle indicazioni fornite dall'Asl Ce/2 e dall'Arpac e recepite nei provvedimenti impugnati, in particolare con riguardo alla presenza di ammoniaca, all'abbattimento delle emissioni scrubber, alla riconduzione del PH nel normale range in caso di aggiunta di acido ed al nesso tra i composti acidi e solforati presenti nell'insediamento e le maleodoranze avvertite nei dintorni». Sarà Maria Trassi, direttrice del dipartimento assistenziale di Igiene ospedaliera, medicina del lavoro e di comunità dell'università di Napoli Federico II la consulente che, entro due mesi, dovrà stilare una dettagliata relazione sul caso. Per il prossimo 2 luglio è fissata l'udienza pubblica per la trattazione del merito. Entusiasta del risultato ottenuto l'assessore provinciale all'Ambiente, Lucia Esposito (nella foto). «Sono molto soddisfatta, ma - afferma Esposito - è doveroso sottolineare che buona parte del traguardo è da attribuire al lavoro congiunto delle istituzioni coinvolte nella complessa vicenda. Istituzioni che hanno agito nell'esclusivo interesse pubblico e assumendo come prioritaria la tutela non soltanto della salute ma anche del diritto dei cittadini a vivere in un ambiente salubre». Sulla stessa lunghezza d'onda i legali del comitato civico ad opponendum, Andrea Orefice e Vittorio Scaringia: «Una sentenza molto equilibrata - commentano - che ha messo in primo piano il cittadino e il suo diritto alla salute e ad un ambiente sostenibile. Bella pagina di una giustizia vicina alle vere esigenze della collettività».

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