Bacino 5, lavoratori all’Asìa i sindacati: scelta illegittima
Sono partite dall’Asìa le lettere di assunzione per i 362 lavoratori del Bacino 5. E i sindacati sono già sul piede di guerra. C’è chi minaccia di rivolgersi alla magistratura e chi organizza lo sciopero della fame. Ma su tutti incombe la minaccia di cassa integrazione contenuta nell’ordinanza Berlusconi per chi non accetterà il trasloco. I dipendenti che finora hanno provveduto, tra mille difficoltà e inefficienze, alla raccolta di carta a cartone, dal primo febbraio diventeranno dipendenti della partecipata del Comune. Si dovrebbe così concludere una vicenda che si trascina dal 1993 quando nacquero i consorzi. Fino al 27 marzo 2000 il Bacino 5, però, continuò ad esistere solo sulla carta. In quella data il Comune di Napoli assunse 290 lavoratori e li dislocò nella struttura comunale di Ponticelli per avviare la raccolta differenziata. Contemporaneamente, però, lo stesso Comune mise in campo un’azienda partecipata per la raccolta dei rifiuti, l’Asìa, che aveva più di duemila dipendenti. Si trattava degli ex lavoratori delle ditte che avevano provveduto alla raccolta. «In quel caso gli operai furono licenziati e poi riassunti - sostiene Mimmo Merolla della Filas - e fu una truffa: l’Asìa potè godere degli sgravi spettanti a chi crea nuova occupazione». Dopo un primo periodo di gestione diretta i lavoratori del Bacino 5 furono organizzati prima dalla Cispel Service, una società di servizi, e poi dalla Terga. Fino alla scorsa estate quando il governo Berlusconi ha deciso di sciogliere i consorzi e di destinare i lavoratori all’Asìa. Ora i dipendenti chiedono che si segua la prassi del passaggio di cantiere e che ogni nuova posizione venga discussa con le organizzazioni sindacali. «Se non saremo convocati occuperemo la partecipata e poi organizzeremo uno sciopero della fame davanti al Quirinale», dice Merolla. «Porteremo tutte le carte alla magistratura», minaccia Vincenzo Guidotti del sindacato Azzurro. Ma non sono diversi i nodi da sciogliere. Già negli anni scorsi, infatti, era emerso il problema dei pregiudicati (dovrebbero essere un centinaio) che in base al protocollo di legalità non possono essere assunti da un’impresa pubblica. «In ottemperanza della delibera della giunta di Napoli e dell’ordinanza del premier tutti i 362 lavoratori saranno dal primo febbraio 2009 in Asìa - spiega il manager dell’impresa, Daniele Fortini - Noi ad oggi non sappiamo quali sono le posizioni soggettive. Tutti dovranno produrre i carichi pendenti. Poi, se ci fossero elementi di pregiudizio, tenendo conto del protocollo di legalità apriremo un confronto con la presidenza del consiglio». Nessuna preoccupazione, invece, per il trattamento di fine rapporto. «Dovremo verificare le singole posizioni: dal punto di vista previdenziale le cose sono in ordine, sono stati corrisposti i versamenti dovuti e quindi le risorse ci sono», conclude Fortini.